BULLI STOP: ” Mario Tricca”

Mario Tricca: “Il bullo? È un masochista”

Il “supermario” del Collegio 4 si racconta. Dall’ornitologia alla voglia di crescere senza omologarsi: guardarsi intorno, andare oltre le mode. Soprattutto, niente fretta: “La vita non è una corsa”, ci dice.

Dal Collegio televisivo alla vita “vera. Ma un po’ di vita vera c’era anche lì, nonostante le telecamere, le luci, i tagli… Nonostante tutto ci sono (c’erano) un gruppo di ragazzi e ragazze fatti di carne e di emozioni. Ragazzi che non si conoscevano e che hanno dovuto convivere giorno e notte, condividere disciplina, studio, paure, rabbia; condividere le emozioni, il vissuto. Mettere a nudo sé stessi.
Ne parliamo con Mario, uno dei protagonisti della quarta edizione del docu-reality di Rai2 che oggi ha deciso anche di collaborare con Bulli Stop.
Mario, presentati.
“Mi chiamo Mario Tricca ho 16 anni e frequento il liceo classico a Tivoli. Sono finito sotto i riflettori già prima del Collegio grazie al fatto delle uova”.
Spiegati meglio.
“Comprai delle uova di quaglia al supermercato e le misi nella mia incubatrice. Nacquero sedici pulcini! Fu una grandissima sorpresa, dato che le uova per uso alimentare non dovrebbero essere uova fecondate. Per questo uscì una mia intervista su Fanpage.it”.
Poi arriva il Collegio 4…
“Mi candidai online e non si mosse nulla. Poi andai ad un casting “in presenza” e per caso, per la fila, mi assegnarono il numero d’ordine 001. Al colloquio parlai di uova, di pulcini, insomma argomenti insoliti, inediti. Mi presero subito.”
Chi ha visto il docu-reality (la quarta edizione era ambientata nel 1982) ha visto Mario. Un ragazzo che non ama confondersi nel branco. Uno che non riesce, all’inizio, neppure troppo a comunicare, perché ha interessi non necessariamente diversi ma comunque intimamente suoi e perché – forse – talvolta si sente più grande, altre volte più piccolo, più sensibile, più fragile e poi inaspettatamente più forte…
Mario non ama il branco dove tutti corrono nella stessa direzione senza chiedersi dove vanno, perché ci vanno. Lui è alla costante ricerca di nuove emozioni, avventure impegnative al limite dell’impossibile per mirare all’armonia co sé stesso; molto meglio così che non imbarcarsi in qualcosa che ti lascia freddo, utile solo a compiacere gli altri. Egocentrico? Quanto basta, come tanti. Ma anche altruista (ben più di quanto basta), critico, criticone e pure ottimista. Insomma una bizzarria; sì, Mario è bizzarro e se ne compiace.
Di ragazzi così ve ne son tanti: determinati ma fragili, timidi ma non troppo, curiosi, amanti della compagnia ma capaci di godersi la solitudine.
I ragazzi così prendono tanti schiaffi. Non necessariamente schiaffi “concreti”, quelli che lasciano il segno sulle guance. Ci sono anche le botte senza sangue che provocano ferite meno vistose, profonde, dolorosissime.
Anche questo è bullismo. Vero Mario? Lui annuisce.
La realtà e la finzione; la scuola vera e il “Collegio”. Anche lì Mario ogni tanto si sentiva un pesce fuor d’acqua. Uno dei professori, per spronarlo, gli disse: “Signor Tricca, il mare è pieno di pesci; ci son quelli come te e quelli diversi da te. Bisogna comunque imparare a nuotare”.
Mario ha imparato, non c’è dubbio; e come tutti, dovrà imparare ancora, perché d’imparare non si finisce mai. Ha incassato (nel Collegio tv) il colpo basso di Martina Brondin che gli strappò i quaderni davanti a tutti (pensate un po’: oggi lui e Martina sono ottimi amici; nulla di sorprendente: questo è Mario). Ha subito soprusi davanti alla telecamera e anche “dietro”, nella vita vera, senza però darla vinta a chi lo provocava. “Non serve rispondere con la stessa moneta. Meglio dimostrare la propria superiorità, la capacità di sorvolare, restando fedeli alla propria personalità”.
Precisiamo che Mario non ha subito atti gravi di bullismo. Ma il bullo – ribadiamolo – non è solo quello che ti riempie di botte e ti sommerge di minacce. Ci sono anche le piccole ferite; una oggi, una domani… Ci siam passati tutti, Mario compreso.
Come hai conosciuto Bulli Stop?
“Sono stato contattato su Instagram ed ho incontrato Giovanna Pini, una donna dalla personalità marcata che trasmette gioia, allegria, entusiasmo. Sa mettersi subito in sintonia con i ragazzi. Così ho deciso di dare una mano, per dar voce a chi la voce qualche volta ha paura di tirarla fuori e che spende fatica e sudore per sopportare, subire, incassare”.
È più forte il bullo o la sua vittima?
“È più forte la vittima, che ha il coraggio e l’energia per controllarsi; un’energia ed un coraggio che lo portano a non reagire con la stessa violenza”.
Va bene il termine bullo per questi personaggi? O ti sembra eufemistico?
“Io lo chiamerei frustrato, masochista … Provare piacere nella sofferenza altrui: un piacere che si spegne subito, poi viene il vuoto, il nulla, il tedio. “Bullo” è quasi un elogio, una parola spesso associata al concetto di forza, di dominazione, leadership”.
Il cinema, i media, la comunicazione in genere ha delle responsabilità?
“Troppo spesso questi personaggi vengono mitizzati, edulcorati. Il bullo a livello mediatico e cinematografico è rappresentato come il più forte, il più fico, come il più potente, risultando così come una figura non da evitare ma a cui ispirarsi”.
Cos’è il coraggio?
“Il coraggio e la paura si toccano. Puoi avere paura di affacciarti sull’orlo di un burrone e, un minuto dopo, gettarti in una mischia per aiutare un amico. Cosa che io farei senza esitare; ergo, anche il coraggio è un concetto relativo”.
Un consiglio alle vittime del bullismo.
“Potrei dire banalmente: parlatene con i genitori, ditelo ai professori, denunciate sempre… Utile, ma non basta. Serve qualcosa in più: non subire, unirsi alle altre “vittime”, non piegare la testa. Tirare fuori il carattere e quando serve il “caratteraccio””.
Mario ci lascia e ci accorgiamo di aver dimenticato qualcosa. Gli gridiamo: “E Gnappo? Come sta?”.
Niente da fare: è lontano, è già partito (in volo?) per il lungo viaggio della vita.

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