CAPITANO MIO CAPITANO: “Prof.ssa Beatrice Medici”

È capitato a ciascuno di noi e capiterà ancora. Capita di incontrare un professore, o una professoressa, in grado non solo di trasmetterci le nozioni della disciplina che insegna ma capace, soprattutto, di stimolare la nostra curiosità, la nostra voglia di crescere e di ottenere i voti migliori nella materia che tutti abbiamo nel piano di studi: la vita.

Oggi è il turno di BEATRICE MEDICI

32 anni, architetta, Beatrice Medici, Co-founder insieme all’architetta Claudia Fioretti dello studio ARM con sede in via Giulia, insegna Disegno Digitale e Progettazione dell’Unità Abitativa presso l’AANT (Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie) di Roma; da queste parti il futuro non è solo un tempo verbale: è soprattutto una materia di studio; obbligatoria. “Gli studenti – ci rivela Beatrice – lo sanno bene. E se ne compiacciono”.

 

Siamo tutti connessi, tutti bravissimi dai tre ai novant’anni a scaricare “app”. Ma il progresso non bisogna solo subirlo. Non basta essere “online” per assicurarsi un posto in prima fila. È da questa consapevolezza che è nata, nel 1992, l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie (AANT), aprendo le porte a quei giovani che vogliono imparare a muoversi nel futuro.

Non pensiamo ai “nerd”, quanto meno non con un’accezione negativa: siamo tutti nerd, e nessuno lo è. All’AANT, per questo, il motto è “Nerd in the new cool”. L’Accademia è un luogo di crescita: interior design, graphic design. La creatività smette di essere fine a sé stessa e diventa competenza, passione; lavoro.

“La teoria – esordisce Beatrice – è veramente poca: la mia materia è Disegno Digitale e Progettazione dell’unità abitativa e agli allievi sottoponiamo, fin da subito, un appartamento reale con i suoi spazi, i suoi volumi, le necessità di chi lo abiterà…”.

Come mai è stata eletta “Capitano” dagli studenti?

“Non dovrei rispondere io. So solo che insegnare significa stimolare curiosità, invogliare il singolo al lavoro di gruppo. E significa, anche, non badare agli orari, accorgersi che è notte e che non si ha nessuna voglia di fermarsi”.

Nell’interior design ci vogliono competenze e studi specifici. Da dove proviene chi si iscrive qui?

“La provenienza è più che variegata; e sono pochissimi quelli con il diploma di geometra. Questo perché l’architettura, lo studio delle forme, l’idea di imparare a muoverle (e muovercisi) è assai accattivante. All’inizio molti allievi non conoscono neppure l’abc, non sanno nemmeno le misure standard di un letto. Ma in breve tempo, diventano “primi della classe” …!”.

Vogliamo tracciare l’identikit dello studente “2018 edition”? Più o meno ingenuo di quanto eravamo noi? Più o meno preparato?

“Sono più adulti, più donne e più uomini rispetto a nostri vent’anni, senza dubbio”.

Anche più informati di noi?

“Di certo hanno più strumenti per informarsi ma, essendo immersi in un magma di notizie, stimoli, grida possono perdere la bussola. Però nella rete delle bufale ci si resta impigliati molto più a 50 anni che non a 20.”

Si aspettano un futuro precario?

“Chi studia qui sa quello che vuole e quello che farà. Il 98% dei laureati all’AANT, finora, ha trovato subito la sua collocazione; una percentuale che, di questi tempi, è quasi fantascienza”.

Già, perché qui il diploma è equiparato ad una laurea; laurea che, finalmente, va oltre il “pezzo di carta”. Il merito è di chi ci crede e di chi ci ha creduto fin dal 1992 quando l’Accademia è nata. E il merito, di sicuro, è anche di chi sta in “cattedra” a piazza della Rovere. Come Beatrice Medici, architetto.

Fare la prof a trent’anni: si rischia di perdere autorevolezza? Di assumere il ruolo dell’amica, della sorella maggiore?

“Non è così; è vero che le prime volte mi scambiano per una di loro. Ma i ruoli son distinti e l’autorevolezza si guadagna sul campo. Non c’è bisogno del distacco “posticcio””.

L’intervista finisce qui; la professoressa, il “capitano” torna alla sua nave. Mollare gli ormeggi, ognuno al suo posto: si naviga e si progetta. Progetto futuro.

 

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