COPERTINA LUI: Paolo Vincenzoni

QUANDO LA BELLEZZA SI CONIUGA ALLA SENSIBILITÀ

20 anni, nato nel luogo che ha dato i natali ad un poeta tra i più amati della letteratura italiana, Recanati. Tra le sue passioni c’è, infatti, quella di scrivere poesie. Sarà che vivere nel “borgo natio” di Giacomo Leopardi dà una grande ispirazione. Ma di passioni Paolo, sin da bambino, ne ha coltivate molte: l’economia e la finanza, la recitazione e, a tempo perso, anche una carriera da modello.

Di Maria Cristina Del Cuore

Paolo, raccontaci un po’ di te.

Ho compiuto 20 anni il 2 febbraio e sono nato a Recanati. Da quest’anno mi sono trasferito a Roma per frequentare la Facoltà di Economia alla Luiss. Il passaggio è stato duro; l’impatto forte. Arrivare da una piccola città come Recanati e inserirsi in una metropoli come Roma non è facile, ma ora ho iniziato ad ambientarmi. Inizialmente ero molto dubbioso se iscrivermi all’Università nelle Marche o meno; alla fine ho operato questa scelta serenamente e mi sono trasferito. Sin da bambino, più o meno da quando avevo 10 anni, mi sono interessato alle tematiche dell’economia e della finanza e, infatti, ho frequentato il liceo scientifico. 

Quindi, se dovessi immaginarti fra qualche anno vedi il tuo futuro nel mondo della finanza?

È possibile, ma non ne sono certo poiché sono affascinato da molte cose e questo, se da una parte può essere un bene perché non mi annoio mai, dall’altra può essere anche dispersivo. A volte mi chiedo: “E se facessi l’attore, o mi dedicarsi all’arte?”.

Recitazione e arte? 

Sì, sono appassionato di arte e cinema. Non nego che vorrei provare a misurarmi con la recitazione. Durante il liceo avevo iniziato a frequentare un corso, poi è arrivata la pandemia e si è fermato tutto. Inoltre, a Recanati non ci sono scuole professionali di recitazione. Ora che sono a Roma mi sono rimesso in gioco e ho fatto un provino per entrare in una scuola di recitazione. Sono anche appassionato di moda e per avere un piccolo impegno lavorativo, mi capita, di tanto in tanto, di fare il modello. Tengo molto all’aspetto esteriore e all’abbigliamento, ma non in senso superficiale. Il nostro aspetto è un biglietto da visita, abbigliarsi a seconda delle situazioni e delle occasioni è una forma di rispetto verso il prossimo.

In una società dove apparire è più importante che essere, la tua interpretazione denota una certa sensibilità e attenzione.

Questo aspetto oggi, soprattutto tra noi giovani, non è molto preso in considerazione. A volte mi meraviglio di come si possa andare all’università in tuta. Credo che ci sia un abito per ogni occasione.

Concordo pienamente con te. In quale altro modo esprimi questa tua personale sensibilità?

Attraverso la scrittura. Ho iniziato a scrivere poesie un po’ per gioco, quando avevo circa 15 anni. Era soprattutto uno sfogo quando mi sentivo giù, fino a quando ho partecipato a un concorso e ho vinto il primo premio. Da quel momento non ho più smesso di cimentarmi con la scrittura. Quando ho un momento particolare, io scrivo. È una forma di liberazione.

In effetti si dice che scrivere sia terapeutico. Hai mai pensato di farla diventare una professione?

Ho scritto un libro di poesie, in effetti, ma ho sempre sentito la scrittura come un momento intimo, da non rendere pubblico o, quantomeno, da non monetizzare. Inoltre, crescendo, aumentano gli impegni. I momenti da dedicare a sé stessi diminuiscono sempre di più e mi sono reso conto che questi coincidono con i momenti “no” e torna ad essere per me lo sfogo, come quando ero un adolescente.

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