ENTREPRENEUR: Riccardo Contini

Riccardo Contini: la passione viscerale per la ricerca di sinergie e di un legame intimo con la natura

 

Giovanissimo ma con le idee molto chiare. Il cognome di Riccardo sicuramente non ci lascia indifferenti ma il coraggio che lo contraddistingue, la forza di una grandissima anima e il desiderio di fare la sua parte lo hanno portato all’incredibile debutto della sua linea di gioielli ES.

 

Di Chiara Capoccetti

 

Riccardo ha messo tutto sé stesso in questo progetto che lo definisce a tal punto da renderlo un messaggio intimo ma fortissimo ed universale allo stesso tempo. Un messaggio che vuole comunicare attraverso la costruzione di un dialogo carico di sinergie e connessioni.

Quello che Riccardo vuole lasciare con i suoi gioielli va oltre l’effimero sfizio materiale. La preziosità dei suoi pezzi unici racchiude un affascinante mondo di idee e un’esplosione di energie primordiali che si concretizzano in oggetti che vogliono urlare al mondo un messaggio molto chiaro.

Riccardo, raccontaci l’idea dietro ES

Partirei dal fatto che i gioielli sono realizzati esclusivamente con oro sostenibile e che siamo la seconda realtà in Italia ad avere le certificazioni per l’oro fairtrade, una realtà molto importate che si occupa di migliorare le condizioni lavorative dei paesi in via di sviluppo. Nel mio caso l’idea va oltre un progetto di gioielleria fine a sé stesso. È ben più ampio… è un progetto anche di design e di arte.

L‘ispirazione della mia realtà creativa si basa sulla sinergia spirituale con la natura, c’è un dialogo costante ed incessante con essa a partire dalla materia prima, che cerca di essere il più etico possibile, alla sua lavorazione. I gioielli vengono incisi e lavorati a mano riproducendo effetti che richiamano l’erosione della terra, del vento dentro i canyon, del ghiaccio che si rompe.

Il design della mia prima proposta si basa sulla forma di una freccia. Ho scelto di renderla protagonista degli intrecci geometrici della linea dopo il ritrovamento di un’antica freccia paleolitica. Mi affascinano moltissimo tutte le simbologie a lei annesse. Mi piace pensarla come simbolo di amore dinamico tra passato e presente o di innovazione che è una cosa a cui sono molto vicino.

Sto portando avanti una grande ricerca di materiali e ho già in mente progetti con pietre preziose e lo stesso banco metalli da cui mi rifornisco, che è il primo e unico banco etico in Italia, ha anche la possibilità di utilizzare diamanti sostenibili che arrivano dal Canada. È giusto iniziare ad avere anche in questo un forte rispetto per la natura.

L’interesse per il forte legame che ricerchi con la natura quando è nato?

Il grande amore che ho per la natura viene dal mio più grande interesse e passione che è la cultura dei nativi americani che si basa tutta sulla sinergia e rispetto della spiritualità della natura.

Ho sempre ricercato una visione spirituale che non ho mai trovato nelle culture occidentali, almeno quelle che ho approcciato negli anni. Mentre quella dei nativi americani è una passione che ho da quando sono bambino, mi ci sono sempre ritrovato pienamente. Il loro concetto di amore e rispetto per la natura, la loro percezione dell’uomo e della sua appartenenza cosmica mi affascina moltissimo. Questa è la visione che cerco di comunicare, non quella strettamente culturale dei nativi americani.

A quale pubblico è indirizzata la tua linea di gioielli?

Giocando in casa, la mia proposta sarà di alto livello. Avrò modo di esporre per la prima volta nella galleria d’arte della mia famiglia e anche la qualità e costo dei materiali, come l’oro ecosostenibile, sono abbastanza elevati. Direi comunque un pubblico che non ha età e sesso. L’importante è che ci si trovi bene nell’indossarli e che la mia proposta creativa entri nel cuore delle persone.

Di quale aspetto ti occupi direttamente nel processo di lavorazione?

Mi occupo della parte creativa e poi ho due artigiani che collaborano con me: uno a Valenza, artigiano storico da generazioni che si occupa di realizzare gioielli dai disegni tecnici che gli mando, e poi l’altro a Milano, che si occupa delle lavorazioni a mano e quindi di riprodurre le particolari texture delle superfici. La materia prima, invece, viene dalle miniere etiche del Perù, mentre la produzione è interamente in Italia.

Come pensi di promuovere la linea dopo il debutto in galleria?

Dopo il lancio a Venezia in galleria, essendo quella una realtà di nicchia, mi piace l’idea di poter continuare attraverso il contatto umano, una scelta sicuramente controtendenza rispetto alle linee guida di oggi. Non disdegno la digitalizzazione e tutto quel mondo ma preferisco pensare che un pezzo così tangibile, prodotto diretto della natura, usi un approccio umano e diretto tra le persone, lontano dai social e da internet.

Altri progetti per il futuro?

Mi piace l’idea di poter spaziare nel mondo del design a tutto tondo. ES deve essere una realtà dinamica. Per questo ogni linea si baserà su pezzi unici, così da poter sondare il mercato ogni volta.

Il mio sogno da bambino era di avere il mio palazzo della natura. Piante di ogni tipo, con ogni dettaglio pensato da me: dalle divise di chi ci lavora, alle stanze, alle possibili mostre e creazioni di ambienti sensoriali con profumi e musica che richiamano la natura.

Altra cosa interessante da dire è l’importanza data al packaging. Non volevo che fosse una mera scatola che viene dimenticata e messa in un cassetto ma un oggetto che in qualche modo, con un design accattivante, possa rimanere nelle case delle persone, con diversi utilizzi in base alla forma dei gioielli che contiene e diventare così un posacenere, un vaso di fiori, uno svuota tasche o piattini per aperitivi. Così la scatola del gioiello diventa parte integrante dell’opera.

Le scatole vengono fatte a mano in terracotta da una signora coreana molto brava che si trova in Toscana e che porta in dialogo le lavorazioni antiche coreane, con il loro concetto di natura, con le mie forme geometriche.

Cosa significa ES?

La mia realtà e proposta si piega bene semplicemente con il nome di ES, che in psicologia indica la voce spontanea della natura nell’animo dell’uomo. Quella parte vicino agli istinti primordiali, che lega l’uomo, con dei fili invisibili, alla natura. Mi è sempre piaciuta l’idea di essere animale, albero o addirittura un’energia non tangibile. È un viaggio personale che ho sempre fatto, non è neanche una filosofia di vita ma un modo in cui sei obbligato a vivere quando ti poni certe domande.

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