PROTAGONISTI: Giancarlo Bornigia Jr.

Giancarlo Bornigia Jr: “Mi sono sempre differenziato per dimostrare chi sono”

 

Con un nome e un cognome iconici, Giancarlo racconta quella che è stata la sua vita sia da “figlio d’arte” come professionista, padre e persona. Con molta esperienza alle spalle, Bornigia Junior parla di sé e del Piper, tempio romano della musica, che ha caratterizzato la sua vita fin dall’infanzia e di come è riuscito a gestire i suoi interessi.

 

Giancarlo, parlami di te…

Mi chiamo Giancarlo Bornigia, ho lo stesso nome di mio padre che è stato il fondatore del Piper, iconica discoteca di Roma, che nel corso degli anni ha fatto parte della dolce vita romana divenendo un punto di riferimento per tante generazioni.  Ancora oggi il Piper viene ricordato per aver ospitato i “grandi” della musica mondiale tra i quali Pink Floyd, Genesiss, David Bowie e i Nirvana, giusto per citarne alcuni. Il Piper viene ricordato anche per aver lanciato artisti italiani del calibro di Patty Pravo, Loredana Bertè e Renato Zero.

Il locale, fin da quando ero piccolo, è stato per me un punto di riferimento. Una seconda casa, direi.  Poi, l’omonimia con mio padre ha sicuramente condizionato molto anche la mia esistenza. Tengo ben saldo il ricordo che ho di lui, nonostante siano passati quasi dieci anni dalla sua scomparsa. Di lui ricordo il suo modo di essere sempre pacato e calmo, anche nelle situazioni più difficili, a volte quasi un po’ schivo rispetto ai riflettori della notorietà.  Fin da piccolo è stato per me un punto di riferimento importante e mi impersonavo molto in lui. Da qui il soprannome “Giancarlino” che mi veniva attributo da amici e parenti, e che tutt’oggi, ancora, mi viene dato. Per lui ho sempre avuto una grande ammirazione; da bambino facevo di tutto per stare con lui, e siccome era sempre molto impegnato nel lavoro, lo andavo a trovare nel pomeriggio nel suo ufficio del Piper. Ho appreso tantissimo semplicemente osservandolo e mi ha trasmesso la sua diligenza e dedizione incondizionata nel lavoro. Prima di tutto, in effetti, è stato un grande lavoratore, di giorno e di notte, e questa sua qualità, intesa soprattutto come senso di responsabilità, credo di averla ereditata.

È stato difficile essere un cosiddetto “figlio d’arte”?

Sicuramente si. Mio padre era molto conosciuto e la sua fama era largamente diffusa, tant’è che la cassa di risonanza del mio nome e del Piper mi ha spesso causato difficoltà nell’ambiente lavorativo. Fu molto frustrante, perché nelle mie esperienze lavorative, colleghi e datori di lavoro facevano spesso riferimento al mio scenario famigliare e qualche volta mi sono ritrovato fuori da possibilità di lavoro proprio per questo.

Allo stesso tempo ho sempre saputo nutrire i miei interessi senza problemi; dopo la laurea in economia sono andato a New York a lavorare nella società di trasporti marittimi MSC nel settore shipping e trasporto merci. Finita quest’esperienza sono rientrato in Italia e ho avuto modo di crearmi una mia stabilità lavorativa nel settore bancario, avendo fatto molta esperienza nel marketing di aziende importanti come CartaSi ed IntesaSanPaolo.

Nonostante abbia preso strade apparentemente diverse, ho seguitato ad interessarmi e a “curare” i cosiddetti “affari di famiglia”. Insieme ad alcuni amici costituii una società che organizzava concerti, denominata 2PIER, per rilanciare la musica dal vivo proprio al Piper. Una bellissima esperienza: ho avuto modo di organizzare tantissimi spettacoli musicali per grandi artisti nazionali ed internazionali tra i quali, giusto per citarne qualcuno, quello di Pete Doherty, ai più noto per le sue follie, e il maestro del Jazz Mario Biondi, rilanciando cosi anche il “vecchio” live concept del Piper.

Quale è stata la tua ispirazione? Quali sono le tue passioni?

Mio padre è stato sicuramente un modello d’ispirazione. Allo stesso tempo ho cercato di dare spazio anche alla mia personalità, seguendo il mio istinto, ma anche ricalibrando le mie scelte sempre in base alle esperienze maturate, fino ad arrivare alla persona che sono oggi. Mi piace lavorare con dedizione e professionalità, penso sia una caratteristica innata che mi porta spesso ad essere maniacalmente preciso e costantemente alla ricerca della perfezione.

Alle soglie dei 50 anni posso dire di aver bilanciato il work-life experience e mi sento di dedicarmi in modo abbastanza adeguato al lavoro, alla mia persona e alla mia famiglia.

Amo il calcio, una passione che ho da sempre e che mi è stata trasmessa anche perché discendo da Renato Bornigia, ex presidente della Lazio e che a mia volta cerco di trasmettere ai miei figli. Nutro questa fede in maniera tradizionale ascoltando le partite alla radio oppure andando allo stadio appena mi è possibile e compatibilmente con gli impegni. Sono un cultore in questo senso e mi piace ascoltare, vedere e vivere il mondo calcistico assaporandone l’autenticità.

Amo anche l’escursionismo e adoro gli sport invernali. Mi piace andare in montagna in Abruzzo e visitare posti nuovi in cui è possibile avere un contatto diretti con la natura sia d’estate che d’inverno. Anche al mare non posso rinunciare, in particolare all’Isola d’Elba. Mi è sempre piaciuto navigare anche se negli ultimi anni, per cause di forza maggiore, ho dovuto accantonare questa passione. ma in futuro non è detto che non possa riprendere…

Progetti futuri?

Tanti. Pur se il tempo è tiranno, negli ultimi anni sono riuscito anche a sviluppare idee nel settore dell’editoria musicale alla scoperta di nuovi artisti. Durante la pandemia ho iniziato ad interessarmi dei problemi che attanagliano il nostro settore da sempre e per questo motivo ho preso parte attivamente all’associazione ASSOINTRATTENIMENTO nella quale ricopro il ruolo di vicepresidente nazionale. Mi impegno per creare relazioni fra il mondo della politica, delle istituzioni e, più in generale per semplificare la burocrazia, per offrire servizi di assistenza a tutti coloro che svolgono attività di intrattenimento danzante quali locali da ballo e discoteche, con lo scopo di istituire un sistema che unisca tutti coloro che operano nello stesso settore e per contrastare la demonizzazione alla quale è soggetta questa categoria per effetto di alcuni preconcetti erroneamente diffusi nell’opinione pubblica.

Capita spesso che, per colpa di episodi isolati, l’opinione pubblica si scagli contro chi lavora nel settore dell’intrattenimento, senza tenere conto di quei grandi vantaggi che invece il settore produce nei confronti del mondo della cultura e del turismo dei quali siamo parte attiva e fondamentale.

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