RITRATTO DI DONNA: “Isabella Orsini”

“Le donne cha hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza”. Sono parole di Rita Levi Montalcini che oggi, nell’epoca dei selfie, dei ritocchi e dell’immagine al di sopra di tutto sembrano cadere nel vuoto. Fortunatamente non è per tutte così: in ogni numero vi presenteremo alcune donne che hanno idee, progetti, passioni. Più che apparire fanno; più fanno e più sono donne. È così anche per Isabella Orsini.

L’inafferrabile Isabella

Isabella Orsini non la puoi incasellare in nessun modo. Volendo ragionare da burocrati, Isabella è una vera disperazione: dove la mettiamo? Italiana? Sì, ma non troppo e non sempre. Attrice? Sì, ma ora ha una sua casa di produzione e davanti alla cinepresa ci si mette di rado. Musicista? Anche, ma è roba di qualche anno fa. Vive in Italia? Spesso e volentieri, anche se da un po’ è sposata con un principe belga ed abita (anche) in un castello nei pressi di Bruxelles.

Non sono un burocrate, sono un giornalista. Peggio che mai: anche noi cadiamo nella tentazione di appiccicare un’etichetta, perché l’etichetta è comoda. 

No, devo dimenticare le etichette: Isabella Orsini non entra per intero in queste pagine e non entrerà – mai – in nessuna intervista, anche se fosse di quattrocento facciate.

Nata a Perugia nel… Mi interrompe bruscamente, non faccio a tempo a rivelare quanti anni ha: “A che serve l’età? – grida – l’età è inutile, l’età non esiste. A me sembra di avere sempre 15 anni; i “15” sono un’età meravigliosa e, volendo, se fai quel che ti piace e lo fai con passione ti fermi lì. Ti fermi a 15 anni…”.

D’accordo. Allora, se permette, andiamo agli anni della sua adolescenza

“Da dove comincio? Ero una ragazzina chiacchierona che amava la musica. Mi regalarono un pianoforte e la musica, fino a 17 anni, era il mio unico mondo. In famiglia c’è chi mi voleva magistrato e chi, come mio padre, pensava ad un futuro d’artista. Un giorno dichiarai di voler fare il chirurgo oculista e qui, sempre papà, mi disse meglio di no: sei troppo altruista, passeresti giorno e notte in ospedale…”.

La storia va avanti, isabella si laureerà in Giurisprudenza, vivrà i primi amori che la porteranno lontano da Perugia, lontano dall’Italia (Vienna, Parigi e molti altri “altrove”).

Veniamo allo spettacolo: il teatro, il cinema…

“Iniziai facendo teatro in una piccola compagnia; conobbi lì Filippo Timi. Anche la recitazione era una delle mie tante passioni; a sei anni, in una recita scolastica, impersonai Gesù bambino. Andando avanti ho avuto tanti ottimi “maestri”: Bernard Hiller a Los Angeles, Francesca De Sapio a Roma, Julie Vilmont a Parigi… Ma come sempre la scuola più importante, quella che resta aperta in tutte le stagioni, è la vita”.

Già, la vita: Isabella seguiterà a muoversi a 360 gradi facendo il cinema, il teatro ma anche la modella. New York, Parigi, Roma, Vienna, Bruxelles… Non stava – non sta – mai ferma.

Per il cinema ha lavorato con Panariello (Bagnomaria, 1999), con Daniele Vicari (Velocità massima, 2002), con Gabriele Muccino (Ricordati di me, 2003) e tanti altri registi italiani e non. In Tv l’abbiamo vista in “Il bello delle donne”, “L’onore e il rispetto”, “Il sangue e la rosa”…

Ottime interpretazioni, nessun dubbio. Ma la sensazione che ho è che Isabella poteva andare ancora avanti con altri film, altri titoli, altri applausi…

Lei capisce la domanda, anche se non l’ho fatta: “In quel mondo non è cambiato niente. Probabilmente non sto dicendo nulla di nuovo, ma le cose stanno ancora così: essere una brava attrice non basta; devi renderti disponibile con il produttore, con il regista. Sì, ci siamo capiti: ci devi stare. Io ho sempre detto no e non mi sono mai pentita. Ora faccio la produttrice, sono dall’altra parte della barricata, sono io a scegliere, io a selezionare. Le assicuro che anche questo è un bellissimo lavoro!”.

La Casa di produzione di Isabella Orsini si chiama GapBusters ed ha in cantiere molti lavori per il grande e per il piccolo schermo. Lei, comunque, dice che fare l’attrice le piace ancora.

Torniamo alle domande: la bellezza, l’immagine quanto conta nella vita di una ragazza, di una donna?

“La bellezza non è un ospite sgradito inutile fingere che non serva. Ma se non c’è anche dell’altro, lasciamola perdere. Un corpo deve essere capace di mandare messaggi. Vedo ragazzine d 13 anni che si rifanno il naso, migliaia di teen-agers che si mettono in fila per fare le “veline”. Ragazze, così non funziona: quelle sono e vere e proprie “fabbriche” che sfornano veline come fossero telefonini: basta un attimo per passare di moda ed essere rimpiazzati dal nuovo… modello. È sempre così se oltre la bellezza non c’è dell’altro. A meno che…”.

Ho capito il suo “a meno che”, basta leggere più su; già detto, già scritto.

Isabella ha sposato nel 2009 Edouard Lamoral de Ligne de La Trémoille; un principe belga imparentato con la famiglia reale; vivono in un castello assieme ai loro tre figli. Ma la “principessa” (non le piace troppo sentirsi chiamare così) sta sempre in giro per l’Europa, non è il tipo che se ne sta in posa per un libro di favole da quattro soldi.

“Amo lavorare ed amo soprattutto la semplicità: nell’ambiente in cui vivo mi capita di vedere donne che indossano 8 chili di gioielli, come fossero alberi di Natale parlanti. Non sopporto chi non rispetta il lavoro altrui, detesto chi maltratta un cameriere al ristorante, chi si sente un gradino più su. Più su perché? Più su di chi? Tornando alla bellezza: la chirurgia estetica l’ha appiattita, migliaia di donne tutte uguali; uguali e senza memoria: hanno dimenticato che l’imperfezione, il piccolo difetto è quello che fa la differenza. Vedi Kate Moss; vedi… Beh, l’elenco è troppo lungo”.

Sì, l’elenco è lungo, ha ragione lei. L’intervista finisce qui; come chiudere la pagina? Non riesco a tenermi anche se, lo so bene, le sto facendo un bel dispetto.

“E vissero tutti felici e contenti…”.

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