Best Teacher Massimo Frana

BEST TEACHER: Massimo Frana

È capitato a ciascuno di noi e capiterà ancora. Capita di incontrare un professore, o una professoressa, in grado non solo di trasmetterci le nozioni della disciplina che insegna ma capace, soprattutto, di stimolare la nostra curiosità, la nostra voglia di crescere e di ottenere i voti migliori nella materia che tutti abbiamo nel piano di studi: la vita. Oggi tocca a Massimo Frana

 

Primo dovere di un docente: ascoltare prima di essere ascoltato

 

Intervsita al professor Massimo Frana

Di Alessandra Giancola

 

Laureato in Filosofia e in Studi storici, storico-religiosi e antropologici, il professor Frana è dottore di ricerca in Teoria e Storia della Storiografia Filosofica. Ha conseguito i seguenti master di II livello: “Il ruolo dirigenziale e la governance della scuola” e “Scienze della Cultura e della Religione”. Ha pubblicato libri, saggi e recensioni a carattere filosofico e pedagogico, su riviste scientifiche e universitarie. Oggi insegna filosofia e storia al Liceo scientifico statale “Kennedy” di Roma con lo stesso entusiasmo di quando ha iniziato.

 

Professore ci racconti un po’ cosa vuol dire insegnar per lei, e com’è una sua lezione tipo.

Ho iniziato ad insegnare ventidue anni fa. Centro della mia attività didattica e pedagogica non sono io e neppure le discipline che insegno, ma l’alunno, che viene prima di quanto io ho da insegnare e trasmettere. Questo significa che io ho innanzitutto il dovere dell’ascolto prima di essere ascoltato, il dovere di capire prima di essere capito, di rispettare prima di essere rispettato, di mettermi in gioco prima di chiedere ai miei alunni di mettersi in discussione, di stimare e amare i miei alunni prima di aspettarmi la loro stima e il loro affetto. Ogni loro fallimento è un mio fallimento, ogni loro vittoria e conseguimento è una mia vittoria e conseguimento. Il mio compito è quello di essere me stesso, sempre, senza paura. Perché i ragazzi amano e cercano l’autenticità. Nelle mie lezioni mi servo delle lavagne o degli schermi interattivi, mi servo di internet, delle diverse tecnologie digitali. Personalmente uso il telefonino, sul quale ho l’app del registro elettronico e alcune app di filosofia e storia, che mi capita di utilizzare durante la lezione. Tuttavia non posso e non voglio rinunciare alla lezione frontale, alla lezione in cui io parlo e l’alunno ascolta, in cui l’alunno mi pone delle domande e io mi sforzo di rispondere. Solo in questa interazione vi può essere vera conoscenza.

Vantaggi e svantaggi del suo mestiere

Il più grande vantaggio per noi docenti sono gli alunni stessi, che con le loro intelligenze vive, il loro entusiasmo, la freschezza della loro età, non ci fanno invecchiare, tengono la nostra mente sempre desta, direi tonica. La maggiore difficoltà forse è quella di un contesto, soprattutto politico, che spesso fatica ad avere la scuola tra le priorità assolute.
Ci sono ricordi particolarmente significativi che vorrebbe condividere?

Due ricordi particolari, nei miei anni di insegnamento, riguardano due miei alunni: M. ed R.
M. aveva avuto dei problemi giudiziari. Sono riuscito a creare per lui un progetto di recupero e, in collaborazione con l’assistente sociale del Tribunale dei Minori, ho ottenuto la messa in prova del ragazzo presso la scuola e sotto il mio tutoraggio. Dopo un anno, M. ha superato la messa in prova ed è stato riabilitato dal giudice. Non ho ricevuto alcun compenso aggiuntivo per il progetto svolto, ma l’email di ringraziamento della madre del ragazzo è stata un compenso che mi ha ripagato pienamente dell’impegno profuso. Quanto a R., lo ricordo avvicinarsi a me al termine della lezione e confidarmi di essersi innamorato di un ragazzo con cui giocava nella stessa squadra. L’ho ascoltato, l’ho tranquillizzato. Poi, quando sono arrivato a casa gli ho scritto questo messaggio:

“Caro R., questa mattina hai voluto, durante l’intervallo, parlarmi del sentimento che ti lega a un tuo compagno di squadra. Non ti nascondo l’emozione che ho provato quando mi sono reso conto
che avevi scelto me, tuo prof., come adulto a cui aprire il tuo cuore. Sono onorato e commosso. L’adolescenza è un’età difficile, ma bella, unica. Ormai ti conosco a sufficienza e so quanto il tuo animo sia nobile, attento ai bisogni e ai sentimenti degli altri, solidale e premuroso verso chi dei tuoi compagni è in difficoltà. So per certo che chiunque tu amerai nella tua vita, sarà una persona fortunata, perché sei un ragazzo straordinario. Non avere mai paura di amare, anche se ciò dovesse farti soffrire. Tutte le volte che vorrai parlarmi, io ci sarò. Spero di essere sempre all’altezza della fiducia e dell’affetto che mi hai dimostrato”

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