RITRATTO DI DONNA: EMANUELA TINELLI SPAGNOLETTI ZEULI

EMANUELA TINELLI SPAGNOLETTI ZEULI “LE DONNE SONO ICONE DI EMPATIA”

 

Di Giovanna Valori

 

La sua vita è cambiata oltre trent’anni fa, quando per amore ha lasciato Roma per trasferirsi vicino ad Andria, nella splendida tenuta del marito, il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, esponente di spicco nel settore vitivinicolo e olivicolo pugliese.  Da allora Emanuela Tinelli, grazie anche alle sue intuizioni, ha saputo trasmettere all’azienda agricola un profondo tocco d’innovazione.

Non immaginava, Emanuela Tinelli, che la vita le avrebbe riservato tante sorprese. La sua voce è dolce e piena di entusiasmo, mentre ricorda l’incontro con suo marito, il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, antesignano della produzione dell’olio, proprietario di due splendide tenute agricole, San Domenico e Zagaria, in Puglia. Un incontro magico, il loro, che da oltre trent’anni l’ha spinta a lasciare Roma per trasferirsi proprio lì, in campagna, nella Murgia pugliese, vicino ad Andria.

Un incontro decisivo che ha cambiato la vita di entrambi. Come vi siete conosciuti?

“In un circolo del Golf, a Roma, dove tutti e due eravamo soci. Quando l’ho conosciuto avevo ventidue anni e lui quarantaquattro, ma siamo andati a convivere che io ne avevo ventisei e lui quarantotto. Ero già sposata, ma il mio matrimonio non era felice, mentre quello di Onofrio era già stato annullato molto tempo prima. Quando l’ho visto, ho capito che sarebbe cambiato tutto, che non sarei più restata a metà strada. Ero una ragazza abbastanza mondana, forse un po’ viziata; non avrei mai creduto che un giorno mi sarei dovuta mettere in gioco fino a quel punto, addirittura cambiare città, casa e regione per amore, per trasferirmi in campagna, che nella mia vita non c’era mai stata, se non in vacanza in Sicilia dai nonni materni, che erano piccoli proprietari terrieri”.

Una scelta coraggiosa. Quali sono state le difficoltà?

“All’inizio non è stato facile. Sono figlia unica e mio padre era contrario, non voleva che lasciassi Roma per un posto così lontano, per di più per seguire ancora una volta un uomo più grande di me. Inoltre a quei tempi la convivenza non era ben vista, c’erano molti pregiudizi, ma poi è stato proprio Onofrio a imporsi, a mettermi davanti a un bivio sulla convivenza ad Andria. Così contro il volere di mio padre sono partita lo stesso. Trent’anni fa la Puglia non era conosciuta come adesso; ricordo che molti stranieri neanche sapevano dov’era. L’impatto con la mentalità di provincia non è stato facile, ma il mio legame con la terra è stato immediato, ho cominciato a seguire la potatura e l’innesto, tutti procedimenti che neanche sapevo esistessero. Inoltre Andria a quei tempi non era una città facile per una ragazza che arrivava da Roma, ma con il tempo ho imparato ad amare ogni cosa. Oggi non riuscirei più a vivere sempre in città, se tornassi indietro rifarei esattamente le stesse scelte”.

Qual è il valore aggiunto che pensa di aver trasmesso all’azienda?

“Sicuramente la mia empatia, dote tipica del mondo femminile. Grazie a questo prezioso ingrediente mi è venuto naturale farmi da tramite nei rapporti tra mio marito e la gente, soprattutto per stabilire un nuovo dialogo con le persone che lavorano con lui, che sono sempre rispettosi nei nostri confronti. Dai dipendenti, che sono arrivati ormai alla terza generazione, ho imparato moltissimo, sono maturata con loro, mi hanno insegnato il duro lavoro. Anche per questo l’azienda, nel tempo, è diventata la grande famiglia che ho sempre desiderato. Avrei voluto tanti figli, che purtroppo non sono venuti, ma il rapporto con la terra, che non tradisce mai, mi ha insegnato la ritualità dei tempi della natura, che amo profondamente, fin da quando ero bambina. Nella nostra splendida tenuta, oltre ai miei adorati cani, ho vari animali, tra cui conigli, asini e oche in libertà”.

È sua l’idea di non vendere più il vino sfuso, ma di imbottigliarlo direttamente in azienda.

“In realtà non mi sono inventata nulla di nuovo, ho solo suggerito a mio marito di puntare sulla qualità, di valorizzare il vino, che prima vendeva sfuso ad alcune aziende toscane, per imbottigliarlo con tanto di etichette, ad alcune delle quali ho dato il nome dei miei cani. Il nostro olio extravergine e i nostri vini più importanti hanno conquistato prestigiosi premi in concorsi nazionali ed internazionali. Nel frattempo abbiamo aperto anche vari punti vendita sparsi in tutta la provincia, che gestiamo noi, senza franchising. Tutte scelte che non sono state facili da realizzare per l’aumento della mole di lavoro.

Una grandissima sfida. C’è stato mai un momento di difficoltà?

“Ho sofferto di depressione. È successo quando mio marito ha avuto una serie di problemi di salute, che l’hanno quasi portato alla paralisi. Così ho avuto un crollo improvviso. Per fortuna ne sono uscita del tutto, tanto che sono sempre pronta a parlarne. Trovo che condividere un’esperienza così difficile sia molto importante; parlarne potrebbe essere di aiuto ad altre donne. I profondi cambiamenti causati dalla pandemia certo non mi hanno aiutato, soprattutto per il modo in cui hanno alterato i rapporti umani. In tutte le nostre difficoltà, la grande lucidità intellettuale di mio marito, che nonostante tutto non ha mai perso il senso del dovere, è stata di grande aiuto ed insegnamento per me e per tutti i suoi dipendenti”.

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