RITRATTO DI DONNA: STEFANIA CURCI

“LE DONNE CHA HANNO CAMBIATO IL MONDO NON HANNO MAI AVUTO BISOGNO DI MOSTRARE NULLA SE NON LA LORO INTELLIGENZA”. SONO PAROLE DI RITA LEVI MONTALCINI CHE OGGI, NELL’EPOCA DEI SELFIE, DEI RITOCCHI E DELL’IMMAGINE AL DI SOPRA DI TUTTO SEMBRANO CADERE NEL VUOTO. FORTUNATAMENTE NON È PER TUTTE COSÌ: IN QUESTA RUBRICA VI PRESENTEREMO DONNE CHE HANNO IDEE, PROGETTI, PASSIONI. PIÙ CHE APPARIRE FANNO; PIÙ FANNO E PIÙ SONO DONNE. È COSÌ ANCHE PER STEFANIA CURCI.

a cura di GIOVANNA VALORI

Stefania Curci

“IL SEGRETO DEL MIO LAVORO? L’EQUILIBRIO”

Dopo aver passato vent’anni lavorando dietro le quinte dei set cinematografici, Stefania ha fondato “Golia”, innovativa Casa di produzione che promuove non solo film, ma anche pièce teatrali
e cortometraggi sulla violenza di genere. Uno sguardo femminile sul mondo all’insegna della libertà e della sperimentazione per raccontare, con un pizzico d’ironia, le nostre trasformazioni tra
passato e presente.
Un lavoro nato per caso, che l’ha subito appassionata e per il quale non si è mai tirata indietro. Di Stefania colpiscono soprattutto l’umiltà, l’ottimismo e l’energia. Nonostante gli ostacoli e le difficoltà che fanno parte di un settore complesso come quello del cinema, lei è riuscita a realizzare un sogno che coltivava da tempo, e lo ha fatto da sola, con un figlio ancora da crescere, in un mondo dominato in prevalenza dagli uomini. Sorride mentre ricorda dei suoi inizi come “runner” quando, trentenne, organizzava gli oggetti di scena e distribuiva alla troupe i cestini per il pranzo. Ancora oggi, che ha una sua impresa, giura che è sempre pronta a fare un po’ di tutto; anche il trucco di scena, se necessario.

Cosa ti ha spinto a fondare “Golia”?
“Sicuramente la passione per il mio lavoro e l’esperienza conquistata in tutti questi anni come direttrice di produzione per film italiani di successo. Anche se ingranare non è stato facile, sono riuscita con fatica a realizzare diversi prodotti che mi hanno dato molta soddisfazione, tra cui “Il compleanno” e “L’amore di Georgia”, cortometraggi che hanno ricevuto anche dei premi.
Per il mondo musicale ho invece prodotto video clip per “L’odore del mare” di Federico Zampaglione dei Tiromancino e per il brano “Tieniti tutto”, nuovo singolo del gruppo pop-rock “Scile”. Mi
sto anche dedicando al teatro, altra mia grande passione”.

Cos’hai prodotto per il palcoscenico?
È stata un’emozione contribuire alla realizzazione di “Amara”, storia di emarginazione e riscatto, scritta e diretta da David Mastinu, dove i bravissimi Nadia Rinaldi e Stefano Ambrogi hanno portato in scena personaggi del dopoguerra romano. Lo spettacolo ha avuto un successo incredibile, tanto che è stato replicato e molto pubblicizzato dai mezzi di comunicazione. Partecipare alle prove e sentire l’emozione del pubblico è stato entusiasmante, mi sono sentita parte di una squadra.

Quali caratteristiche pensi debba avere un buon produttore?
Un’indole forte, ma soprattutto un buon equilibrio, sia che lavori in un set cinematografico, sia dietro a un palcoscenico.

Cinema e teatro: quali differenze hai incontrato tra questi due mondi?
Al contrario di un set cinematografico, il palco di un teatro coinvolge dal punto di vista emozionale. Quando senti la partecipazione del pubblico, che magari si commuove, è in quel momento che
comincia la magia.

Parlaci dei tuoi prossimi lavori per il teatro.
Per il teatro produrrò “Nozze di rame… forse”, commedia all’italiana che andrà prossimamente in scena grazie all’amichevole regia di Enrico Vanzina. Inoltre in questo periodo sono in giro con lo
spettacolo “Senza santi in paradiso”, per la regia di Claudio Insegno, dove Nadia Rinaldi racconta, attraverso un esilarante monologo, gli aneddoti più importanti che hanno contrassegnato
la sua vita”.

Hai prodotto anche un film girato esclusivamente con il cellulare. Sarà questo il futuro del cinema?
Il film horror “La maledizione della signora Hansen”, presentato al Festival di Roma, ha meravigliato tutti per la sua idea innovativa.
Per realizzare questo tipo di lavoro sono necessarie solo poche luci e lo smartphone, mentre il set si riduce a poche maestranze.
L’effetto è sicuramente interessante, anche se un film realizzato con la cinepresa trasmette un risultato diverso. Se il lavoro di un film si limitasse solo a questo, molti tecnici del settore audiovisivo perderebbero il lavoro. Per questo non credo che i cellulari riusciranno a cambiare il cinema.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Ho in programma la realizzazione di cinque cortometraggi, tutti incentrati sul mondo femminile. Per questo sto collaborando con il centro antiviolenza “Fammi rinascere”, che tratta argomenti sulla violenza di genere e sulle donne, e con il Ministero delle pari Opportunità. Un lavoro che porto nel cuore”.

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