BEST TEACHER: “Prof. Maria Simona Aguzzi”

“NIENTE È IMPOSSIBILE, SE SI IMPARA A CREDERE NELLE PROPRIE CAPACITÀ”

Maria Simona Aguzzi

La Professoressa Aguzzi è nata nel 1974. Dopo la maturità scientifica si è laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. In seguito si è specializzata in Patologia Clinica a La Sapienza. Dopo una carriera decennale come ricercatrice all’Idi (Istituto Dermopatico dell’Immacolata) nell’ambito dei melanomi e delle patologie vascolari, è entrata a far parte nel 2009 del mondo della Scuola. Dal 2012 insegna Matematica e Scienze presso le medie inferiori dell’Istituto comprensivo di Riano. La sua carta vincente? Proporre una didattica “di scoperta e della ricerca”.

Professoressa, ci racconti in dettaglio come riesce a coinvolgere gli alunni e cosa intende per didattica di scoperta e ricerca.

Le discipline che insegno, matematica e scienze, sono spesso odiate dagli studenti che le ritengono a priori complesse e noiose. In realtà questo è un mito da sfatare. È necessario che un docente utilizzi le proprie competenze per rendere accattivante ciò che insegna. Durante le mie lezioni coinvolgo di continuo le classi, facendo leva sul loro interesse e sul ragionamento. Per matematica propongo sovente giochi logici e attività laboratoriali che prevedono la partecipazione attiva degli studenti mentre, per scienze, applico in aula le strategie che per anni ho utilizzato in laboratorio. Partiamo da “perché accade questo”, ovvero dalla curiosità legata ad un fenomeno o ad una legge, per poi formulare delle ipotesi e infine sperimentarle. Le lezioni sono quindi dialogate e collegate interdisciplinarmente. Ad esempio, in collaborazione con i docenti di educazione fisica, abbiamo analizzato statisticamente i dati ricavati dalle varie performance sportive. Tornando alle scienze, un aspetto fondamentale è la verifica in laboratorio delle ipotesi. Gli studenti, piccoli ricercatori in erba, applicano quasi senza accorgersene il metodo scientifico e sono particolarmente attenti e partecipi nella fase della sperimentazione. Utilizzo anche dei video-tutorial per guidarli “a distanza” nei loro esperimenti e i ragazzi poi, a loro volta, mi mostrano entusiasti i risultati ottenuti a casa. 

Come affronta e supera eventuali resistenze alle sue discipline?

Le resistenze ci sono, eccome! È più complicato, nelle mie materie, il recupero scolastico ma io metto in campo tutti i mezzi possibili, a disposizione degli alunni. Elaboro mappe concettuali personalizzate per immagini, video tutorial, continue esercitazioni e squadre di lavoro per un confronto formativo tra studenti. Inoltre mi approccio in maniera ironica proprio per stimolare ognuno a tirare fuori il massimo dalle proprie potenzialità, senza inculcare timore. Talvolta mi ritrovo, mio malgrado, anche a ricoprire il ruolo di confidente o di intermediario con i genitori, in quei casi in cui c’è una problematica seria ignorata o non affrontata adeguatamente a casa. In queste circostanze, cerco di dispensare i giusti consigli in aula e di incentivare il dialogo in famiglia. Come accade ad altri colleghi il professore diventa un punto di riferimento a 360° per questi ragazzini, alle prese con gli inevitabili sconvolgimenti fisici ed emotivi dell’adolescenza. 

Vuole condividere con i lettori un ricordo o un obiettivo raggiunto, che le ha dato particolare soddisfazione?

Sono molteplici i progetti proposti nelle classi e le soddisfazioni che ne conseguono. Penso alla semina, alla costruzione di modelli di cellule di vario tipo e delle molecole del DNA, ai circuiti e ai modellini per spiegare le fasi lunari e il sistema solare, all’impasto della pizza per la fermentazione dei lieviti, a esperimenti di cucina molecolare. Questi sono alcuni esempi di sperimentazioni pratiche, in cui gli alunni apprendono divertendosi. Dal punto di vista personale ogni volta che collaboro ad un Open Day o che entro in contatto con le scuole superiori, gli ex alunni che incontro mi ricordano con affetto e, i colleghi, si congratulano con me per quanto trasmesso nel triennio delle medie. Ciò mi gratifica molto perché è la prova della riuscita del mio compito: aver reso facili cose apparentemente difficili.

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