EDITORIALE DI ARMANDO DE ANGELIS: L’equilibrio

L’equilibrio

Fin da piccolo mi son sempre chiesto: si nasce buoni e, nel caso, cattivi si diventa? Una domanda apparentemente banale, ma importante. Probabilmente la più importante.

Quante volte ci capita di aiutare persone rendendoci conto di combattere con un muro? Vale la pena insistere? Forse è sbagliato il metodo? Meglio la terapia d’urto?

Quante volte abbiamo chiesto aiuto a professionisti qualificatissimi senza però ottenere risultati

Infine, quante volte domandato a qualcuno: “Ci fai o ci sei?”

A prescindere dalle risposte il risultato non cambia. Non cambia per la persona aiutata, ma per noi sarebbe basilare saperlo: meglio utilizzare ogni nostra energia per persone confuse, problematiche o disagiate ma meritevoli, piuttosto che sprecare una vita intera per chi non ne vuole sapere…

Perché aiutare se l’aiuto non porta nulla? Perché nella storia del genere umano non si è mai arrivati ad un pacifico quieto vivere piuttosto che continuare a combatterci?

Sono le domande amletiche che si fa chi combatte a favore delle persone meritevoli. Domande inevase ma fa niente: chi aiuta continua a farlo e non smetterà mai, per fortuna.

Tutto è duale ma tutto si mantiene grazie alla stabilità dell’equilibrio perfetto. Molte persone religiose hanno perso la fede proprio perché non si rendevano conto che se un Dio esistesse e ci amasse veramente, per farlo avrebbe dovuto lasciarci liberi di scegliere e, per renderci liberi, doveva farci scegliere tra il bene ed il male. Tutto serve per questo equilibrio e tutto deve essere fatto per il ruolo in cui ci siamo sentiti sin dalla nascita

Parliamo dell’indole, quella che ci porta ad amare la natura, in altri casi gli animali, gli anziani, la filosofia, l’astronomia, la scienza, la medicina, insomma ad ognuno la sua e proprio grazie a queste indoli diverse il genere umano è in grado di sostenersi.

La domanda resta: Si nasce buoni o ci si diventa? C’è chi sostiene che nasciamo tutti “puri” e senza identità e ci si forma attraverso la famiglia, l’educazione ed i condizionamenti esterni. Credo però che questa sia la risposta “poetica”. Una risposta non soddisfacente, perché se stiamo ai fatti, in una stessa famiglia, in un identico contesto sociale crescono e agiscono individui totalmente opposti: c’è il diavolo e c’è l’acqua santa negli stessi contesti…!

Confrontandomi con il dott. Bonanno del centro psicologia e sessuologia di Roma che cura per noi la rubrica dedicata alla sessualità, abbiamo deciso di parlare parallelamente dell’indole innata. Parallelamente perché nel sesso, la tendenza sessuale è innata mentre quella che può essere condizionata dalle influenze familiari o esterne possono solo essere i gusti sessuali ma sempre all’interno della cerchia della propria indole che, nonostante sperimentazioni (a volte disumane) effettuate sugli adolescenti, hanno evidenziato come la tendenza non sia in alcun modo modificabile. Così potrebbe essere per la nostra indole. Come per la scala delle tendenze sessuali del prof. Kinsey che parte dalla totale eterosessualità sino alla totale omosessualità passando per una bisessualità diversa per tutti che parte da una punta all’altra degli estremi, possiamo ipotizzare di nascere tutti diversi in una scala che va dall’estrema indole buona all’estrema cattiva per passare alla normalità che vede ognuno di noi averle entrambi ma sempre con una predominanza in un verso o in un altro. Dove la nostra indole prevale, fin dalla nascita cercheremo di assimilare dalla nostra famiglia in primis e nel mondo esterno dopo, la parte che più ci appartiene e pertanto se nasciamo buoni, prenderemo solo il lato buono e pertanto diventa inutile imputare le responsabilità al proprio partner quando vediamo un figlio aver preso il peggio di lui perché probabilmente la responsabilità è solo del figlio e non del genitore.

In psichiatria la chiamano la “comfort zone” quella che ci fa giustificare ogni nostra azione nel bene o nel male. Un ladro preferisce dire che è costretto a rubare, mentre una persona onesta preferisce morire di fame piuttosto che commettere furti.

Anche il “buono” fa del male, ma ciò che lo distingue dalle persone negative è che non ama ciò che ha fatto e questo sentimento lo porta via via a migliorarsi. D’altronde come possiamo comprendere le persone che uccidono “senza pietà”?

Non so se questa mia teoria sia la più corretta ma sicuramente è più plausibile del pensare che si possa diventare buoni o cattivi ma si può solo migliorare o peggiorare; infatti un altro aspetto molto evidente del genere umano è che la sofferenza amplifica nel bene o nel male chi siamo e pertanto quando incontriamo persone che hanno subito un disagio, generalmente sono sempre o troppo buone o troppo incattivite.

Se così fosse dovremmo imparare a rispettare le diversità e, chi è nel bene, limitarsi a combattere il male per il solo equilibrio, ed è importante a quel punto saper scegliere piuttosto che cercare di cambiare un’indole che, anche se non ci piace, se è nata, probabilmente doveva anch’essa servire a qualcosa: all’equilibrio.

 

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