MUSICA:”BTS”

BTS: quando la boy band viene dall’Oriente

L’enorme popolarità della boy band di Seul segna definitivamente il successo del K-pop in Occidente. Ma è un genere destinato a prendere piede o una piccola parentesi del 2020? 

Belli, giovani, talentuosi. Che siano Take That, Blue, Backstreet Boys o One Direction, le caratteristiche della boy band sono queste. Un prodotto preconfezionato che serve a fare tanti soldi e in fretta, progetti dai quali i singoli artisti a fatica riescono a tirar fuori una carriera da solista (Robbie Williams escluso). Ma soprattutto, quando parliamo di successo mondiale, c’è un fattore ancora più importante: la lingua anglosassone. Ad eccezione del Despacito di turno, gli artisti più venduti al mondo negli ultimi 50 anni hanno cantato in inglese. Eppure, nei primi sei mesi dello scorso anno, negli Stati Uniti, il disco più venduto è stato quello di un gruppo di sette ragazzi di Seul, di età compresa fra i 23 e i 28 anni, che si fanno chiamare BTS, l’acronimo di “Boy scout antiproiettile” in coreano. Map of the Soul:7, questo il titolo dell’album primo in classifica in 54 paesi. Inutile dire che in Corea del Sud i BTS sono veri e propri eroi nazionali, tanto da aver ricevuto l’Ordine al merito per la cultura dal Presidente Moon Jae-in in persona.

A cosa è dovuto questo successo? Il fenomeno del K-Pop in realtà è stato presente negli ultimi quindici anni in occidente come subcultura, fra gli appassionati della cultura asiatica. Nel mainstream, però, è sempre stato un tema poco trattato. È servito l’enorme successo di PSY con Gangnam Style a spalancare le porte dell’occidente alla musica coreana, seguito dallo scandalo sessuale del Burning Sun, di cui i media nostrani hanno parlato moltissimo.

Ma è proprio la similarità del K-pop con i generi in voga in occidente ad aver determinato il successo del pop coreano da noi. Infatti, sin dagli anni ’20 del secolo scorso fu proprio l’influenza della cultura statunitense e britannica a plasmare la musica pop coreana che, tuttavia, è rimasta sempre ancorata alla lingua locale scendendo poche volte – e senza successo – al compromesso di organizzare una distribuzione internazionale in lingua inglese; almeno fino ad oggi. Infatti i BTS pubblicano album in coreano, giapponese e inglese. E la loro vasta formazione permette loro di spaziare dal rap al pop generalista con grande fluidità. Le produzioni, esplosive, sono realizzate anche con l’aiuto di star internazionali (come ad esempio Steve Aoki) e il sound non si discosta mai troppo dalle hit mondiali d’oltreoceano. Insomma, i BTS apriranno una nuova fase in cui il K-pop avrà la stessa influenza, perlomeno, della musica latinoamericana o rimarranno un caso isolato? Lo scopriremo negli anni a venire…

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