RITRATTO DI DONNA:”Imma Piro”

Imma Piro: “Eduardo? Dovette faticare per convincermi…”

 

Napoletana di nascita e romana d’adozione (vive nella Capitale da decenni) Imma non la manda a dire: se le fai una domanda che giudica banale o anche “sbagliata” (noi giornalisti ne facciamo tante) te lo fa notare immediatamente, ti bacchetta.

Nata a metà degli Anni 50 a Napoli, Imma (Immacolata all’anagrafe) è apparsa per la prima volta nel grande schermo nel film “Il bestione” di Corbucci (1974), recitando al fianco di Giancarlo Giannini. A seguire: “La mazzetta” con Nino Manfredi, “Ecco noi per esempio” con Adriano Celentano (sempre Corbucci, 1977) e poi… Poi tante altre pellicole, tanti altri set da condividere con Michele Placido, con Penelope Cruz e molti altri, diretta da Caprioli, da Aurelio Grimaldi, da Nanni Loy…

Dopo il cinema, il teatro: a cominciare da quello di Eduardo De Filippo. La storia è questa: Eduardo stava per ritirarsi e Imma fu contattata dal figlio Luca per metter su una nuova compagnia. Eravamo nel 1981. Chi scrive immagina la scena: un’attrice giovane (25 anni o giù di lì), bella e con ancora “tutta la carriera davanti” faccia a faccia con un mostro sacro del teatro. L’emozione è tanta: chiamata da Eduardo; Eduardo e suo figlio mi vogliono con loro…! Come rifiutare?

“Invece, guarda un po’ – mi dice Imma ridendo di gusto –, non mi mostrai molto interessata. Diciamola tutta: non ero per niente convinta e stavo per declinare l’invito”.

Scusi ma non capisco. Come si fa (come si faceva) a dire “no” a Eduardo?

“Si fa, si faceva, perché forse a quel tempo ero una ragazza incosciente. Una ragazza – un’attrice – che comunque al cinema macinava tante pellicole, lavorava tanto e guadagnava pure bene. Pensi che a Roma vivevo in un albergo di via Sistina. Con il teatro, dissi, si fatica tanto ma… Incosciente e forse anche un po’ superficiale. D’altronde avevo l’età che avevo.”

Poi com’è andata?

“Fu Eduardo a farmi aprire gli occhi: mi disse che il teatro è “tutti i giorni” e il cinema invece… Vero: il teatro è tutti i giorni; teatro vuol dire “toccare” il pubblico, “sentirlo”. Significa percepire la “temperatura” della sala. Tutto questo è bellissimo. Tuto questo, nel cinema, non esiste.

Ergo, se la obbligassero a scegliere tra il palcoscenico e la cinepresa lei opterebbe per il primo?

“Niente affatto: amo il teatro e amo profondamente il cinema. L’uno e l’altro hanno le proprie peculiarità. Il teatro ti mette in mezzo al pubblico, “parli” con gli spettatori. Il cinema, invece, ha il fascino di qualcosa che resta, il gusto di potersi vedere e rivedere mille volte…”.

 

Come esordisce Imma Piro? Lei racconta spesso che la sua carriera è iniziata alla fermata di un autobus. “Quell’autobus numero 145 che, per mia fortuna, non è mai passato…!”.

Dove? A Roma? A Napoli? Non importa, non è questa la “notizia”. La notizia è che Imma era una ragazza che non passava inosservata. “Qualcuno si fermò e mi propose di fare la modella – racconta – Cose che succedono no? Succedono oggi e succedevano anche ieri; anche alla fermata dell’autobus…!”.

Eccoci al punto: la bellezza, l’immagine. Dunque per andare avanti – specie se si è donna – bisogna innanzi tutto apparire?

“Lei sa bene che la sua domanda è banale. Ovvio che la bellezza, da sola, non basta; ovvio che bisogna imparare, fare la gavetta, lavorare sodo e via banalizzando. Così come è ovvio che la bellezza nello spettacolo ha il suo peso. Per le donne e per gli uomini. Ripeto: per lei e per lui. Vogliamo parlare di Gassman? Di Marcello Mastroianni? Di Gassman “figlio”? di Michele Placido? Di Raoul Bova? Di…?”

In effetti l’elenco è interminabile, Imma prosegue con nomi e cognomi, son costretto a fermarla.

Consiglierebbe a chi ha oggi vent’anni questo lavoro?

“Sì e no: sì, se vuole farlo con serietà, se ci mette passione e dedizione. Se cerca “scorciatoie”, beh non ne troverà molte. Devo dire, comunque, che ho visto tantissimi ragazzi bravi, che studiano seriamente, molto preparati”.

 

La bellezza non finisce mai, specie quando sei bello – e bravo – “dentro”. Specie quando non temi il calendario: “Non mi sono mai “ritoccata”, mai spostato nemmeno un capello – mi dice –. È bene invecchiare naturalmente”.

Invecchiare? Imma è invecchiata? Non ci risulta. Certo, ha fatto la mamma di Penelope Cruz (“La ribelle, di Aurelio Grimaldi – 1992). Certo, è passato un po’ di tempo da quel giorno del “145” che non si palesò. Ma tutto questo non basta: invecchiare è un’altra cosa; Imma Piro è un’altra cosa.

Di cinema e teatro abbiamo già detto, pur non citando tutti i titoli, tutti i registi e tutti gli attori con cui Imma ha avuto a che fare. Poi c’è la televisione (tanta, tantissima, diretta da Faenza, da Damiano Damiani, da Ricky Tognazzi, da Marco Risi…). Infine c’è la Imma autrice e regista.

Tanti numeri, tanti titoli, tante storie da raccontare. Altro che ragazzina incosciente e superficiale. Stava per dire “no” a De Filippo? Mettiamola così: stava semplicemente (forse inconsapevolmente, quel giorno) mettendo in chiaro che Imma è Imma. E che ha tutti i numeri per scegliere.

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