Tutti gli “autobus” di Piero
“La fortuna ci vuole, ma da sola non basta: bisogna impegnarsi, studiare, e farsi trovare pronti quando passa l’autobus…”. Così parla Piero Di Lorenzo, oggi presidente e Ad della IRBM Scienze Park oltre che Ad del Consorzio CNCCS e detentore di altri prestigiosi incarichi nel pubblico e nel privato. Lo intervistiamo nella segreta speranza di poterci trovare nel momento giusto alla nostra… fermata.
Classe 1950, Piero Di Lorenzo ha uno di quei curriculum che, a guardarlo, vien da dire: “Ma come ha fatto? È una sola persona o sono tanti omonimi?”. Niente illusioni, la persona è una, ce l’abbiamo davanti. Che fare? Nulla di più di quel che ci compete: rivolgergli le nostre domande.
Lei oggi è presidente e amministratore della società IRBM Science Park che si occupa di ricerca ed innovazione nel campo biomedico e che, tra l’altro, ha approntato il vaccino anti ebola che, pur se non proprio l’unico vostro fiore all’occhiello, ha avuto una tale risonanza mediatica da farvi meritare il titolo di eccellenza: eccellenza italiana nel campo farmaceutico.
Quando Piero DI Lorenzo era piccolo cosa sognava? Cosa desiderava fare “da grande”? com’è nata la sua passione per la ricerca e quale il percorso che l’ha portata dove si trova ora?
“Quando si è piccoli si sogna di diventare astronauta o macchinista di un treno. Poi i casi della vita indirizzano le scelte. La fortuna conta tantissimo nel successo di un uomo; è fondamentale. Ma è altrettanto importante la determinazione e la preparazione per farsi trovare pronto quando passa l’autobus”.
Chi oggi è giovanissimo è nato in tempo di crisi ed è cresciuto sentendone parlare, pur con la presenza di aziende come la sua che macinano successi, fatturato e plausi. Altre realtà economiche, viceversa, chiudono o sono in procinto di farlo.
Come si fa, oggi, a lavorare seguitando a tenere alta la testa? Noi di Be Different crediamo che l’azienda la fa la persona. Cosa ne pensa?
“Tutti i periodi storici evidenziano crisi ed opportunità. Non si può dire che la generazione coinvolta nell’ultima guerra mondiale fosse fortunata; eppure quegli uomini sono stati gli artefici del miracolo economico e hanno portato l’Italia nel gruppo di testa dell’economia mondiale, creando una classe imprenditoriale di grande successo”.
Mentre riceveva il premio Guido Carli nel 2016, ha esortato i giovani a vivere al di fuori della corruzione. Non solo quella politica ma anche quella spicciola, quotidiana, che frena la crescita in ogni attività. Oggi, tuttavia, circolano “messaggi” diversi, i quali dicono che è bene perseguire, ad ogni costo, il successo personale anche a dispetto dei doveri, della correttezza… E i giovani, destinatari di questi messaggi, non percepiscono più l’onestà come valore imprescindibile ma, spesso, come un ostacolo, un impedimento.
Può elencarci i successi di cui ha beneficiato improntando il lavoro e gestendo l’Azienda con criteri di correttezza e rispetto delle “regole”?
“La corruzione in ogni Paese è un fattore di freno di sviluppo dell’economia. L’Italia purtroppo oggi non vive un bel periodo dal punto di vista etico: la corruzione pervade ampi settori dell’economia ed è anche un pilastro dell’invadenza della criminalità organizzata nel tessuto socio-economico. Inutile farsi illusioni. Come insegnano le esperienze nordeuropee, servono secoli, non decenni, per ottenere una coscienza civile condivisa sui valori della legalità”.
Chiunque può sbagliare ed anche per questo la democrazia, nei secoli, si è guadagnata il titolo di “male minore”: hai sbagliato, la prossima volta non ti voteremo; avanti un altro… Eppure tutti abbiamo paura di ammettere gli errori, cercando di convincerci, e convincere gli altri fino a rasentare il ridicolo, che siamo infallibili, quasi extraterrestri. Vuole raccontarci un suo errore? Crede che anche sbagliare contribuisce alla crescita professionale?
“Per elencare gli errori fatti servirebbe tanto tanto spazio. Gli errori li fa qualunque imprenditore: il necessario è limitarli nel numero e nel peso e fare in modo che siano sovrastati dalle scelte vincenti. Io posso dire di essere stato molto fortunato nelle mie scelte”.
Leader si nasce? O ci si può diventare?
“Il carisma è un dono di natura, ma non tutti gli imprenditori basano il loro successo sul carisma: il lavoro duro a volte può sostituirlo e dare risultati altrettanto importanti”.
Michel Ende, autore del romanzo cui si è ispirato il film “La storia Infinita”, sosteneva che i giovani devono sognare e credere ai sogni, senza dar retta agli adulti disincantati e rassegnati che, anche nel romanzo, consigliavano invece di “svegliarsi” e concentrarsi sulla dura e banale realtà.
Oggi molti imprenditori di successo vengono additati come visionari; a noi piace chiamarli direttamente sognatori. Condivide il pensiero di Ende? Si ritiene un sognatore con ancora un’intensa vita onirica? Sta pensando, anche adesso, a quel che “farà da grande”?
“I giovani devono sognare ma il sogno non è un loro esclusivo privilegio. Ai più vari livelli chiunque abbia la voglia di cimentarsi con un’idea innovativa e rivoluzionaria deve farlo mettendo in gioco tutto sé stesso. Ma attenzione a non staccare i piedi da terra.
Per quanto riguarda il secondo quesito: sono tanto triste quando vedo gente che desidera la “pensione”. Io non voglio andare mai in pensione; voglio sempre pensare che se vivo un altro giorno posso fare qualcos’altro di interessante