ARTE E CULTURA: Cristiana Pedersoli

Creatività, sperimentazione e amore per l’arte

Cristiana porta con sé un bagaglio artistico non indifferente. Prima suo nonno Peppino Amato e poi suo padre, l’indimenticabile Bud Spencer. È stato proprio questo ambiente creativo a permetterle di esprimersi al massimo, esplorando il suo lato artistico e costruendo così la sua carriera.

Considerando la sua incredibile eredità artistica… com’è nata la sua personale passione per l’arte?

Mio padre e mio nonno hanno avuto un percorso di vita straordinario, colmo di successi. Io, probabilmente, ho assorbito una parte di questo lato artistico. Ho sempre viaggiato molto e sicuramente le realtà culturali che ho incontrato nei paesi che ho attraversato con la mia famiglia hanno influenzato molto il mio percorso artistico. 15 anni fa ho ricominciato a dipingere, dopo una pausa dai miei studi all’Accademia di Moda e di Costume nel disegno di gioielli. Poi nel 2010 ho creato una linea di salvadanai chiamata “no Regrets” che ho iniziato a dipingere e con i quali ho fatto diverse mostre e aste di beneficenza. Si tratta di salvadanai in terracotta sui quali ho dipinto personaggi dei fumetti come Diabolik, Mickey Mouse, l’Uomo Ragno, oppure soggetti di fantasia o astratti. Più tardi ho anche iniziato a dipingere su tela e a realizzare delle sculture in ferro arrugginito su basi di marmo o pietra. La mia espressione artistica è una continua ricerca ed evocazione di immagini che rappresentano temi che appartengono ad ognuno di noi, sono dei simboli, delle forme astratte ed il mio intento è quello che ognuno possa interpretarli a modo suo e che riesca a cogliere quell’emozione che io ho provato nel realizzarli.

Lei è sia pittrice che scultrice, qual è la serie di opere realizzate alla quale è più legata?

Le opere alle quali sono più legata sono la serie di sculture chiamate “Legami”. Queste rappresentano i vincoli forgiati nel ferro, docili nastri che sfidano il tempo, nascosti sotto strati di ruggine. Legami che nascono leggeri e che rappresentano la vita che scorre o quello che ci unisce alle altre persone.

La sua famiglia ha segnato la storia del cinema, mostrando quanto sia potente come strumento di comunicazione… secondo lei anche l’arte può essere un’arma? Se sì, in che modo?

Mio nonno Peppino Amato e mio padre Carlo Pedersoli sono stati due grandi artisti ai quali non mi posso minimamente paragonare. Il primo, oltre ai tanti lavori svolti sempre nell’ambito cinematografico, ha prodotto più di 50 film che sono stati dei capolavori del cinema italiano nel dopoguerra: “La dolce vita”, “Umberto D.”, “Roma città aperta” e molti altri. Sono stati entrambi due grandi comunicatori attraverso i loro film. Mio padre, invece, ha vissuto praticamente due vite: una come sportivo, di rilevanza nazionale (due volte campione olimpionico) e la seconda come attore noto in tutto il mondo. In seguito si è dedicato a scrivere libri, diventati poi dei best seller in Germania, e a cantare. Praticamente è riuscito a trasformare in arte tutto ciò che faceva. L’arte quindi è una fortissima arma di comunicazione che può trasmettere qualsiasi messaggio. È un “esperanto”, una lingua universale e come tale non ha confini e può arrivare al cuore di tutti.

Quali sono le sue fonti d’ispirazione maggiori per la realizzazione di un’opera?

Esprimo me stessa con dei simboli, con delle immagini, e queste immagini sono i miei quadri; in essi si può vedere quello che c’è dentro di me. Noi non siamo altro che dei contenitori di attimi, di colori e di sensazioni e io colloco nei miei quadri i simboli che osservo o che sento, i miei stati d’animo, provando così a renderli tangibili. Cerco di proporre a chi mi osserva l’opportunità di trovare una connessione tra la loro anima e la mia, tra i loro ricordi più reconditi e le mie immagini, cerco di illustrare l’unicità delle memorie che questi segni producono e di trasmettere la stessa piccola emozione che le ha generate.

La conquista di cui è più fiera nella sua carriera da artista?

La soddisfazione più importante è quella più intima, cioè quando realizzi qualcosa che ti piace e che ti soddisfa e poi ovviamente quando vedi che è apprezzata anche dagli altri. Sicuramente anche i premi ricevuti per arte e cultura, uno a Roma e l’altro a Caserta, mi hanno molto inorgoglito. Comunque la soddisfazione più grande in questo momento è lavorare con un gruppo di artisti uniti e coesi dall’entusiasmo e amore per l’arte.

Ha un nuovo progetto entusiasmante per il 2022 di cui ci può parlare?

I progetti per il futuro sono tanti. Sto collaborando con un gruppo di 10 artisti, tutti con espressioni artistiche e metodi differenti. Ci siamo uniti in un unico studio, il Silver studio, in omaggio a Andy Warhol, dove lavoriamo, ci confrontiamo e scambiamo emozioni e consigli. Sono in progetto numerose mostre ed eventi che faremo insieme, c’è una bella sinergia e questa è una grande forza, molto stimolante. Ho in progetto anche una mostra personale in Italia e all’estero ma ancora non ho date precise. L’importante è non fermarsi!

Se dovesse dare un consiglio ad uno dei nostri giovani lettori che vuole cercare di farsi strada come artista oggi in Italia quale sarebbe?

L’arte è un qualcosa che si fa per sé stessi, è un viaggio interiore profondo, a volte doloroso ma entusiasmante. Il consiglio che potrei dare è soltanto quello di seguire sempre il proprio istinto, seguire i propri sogni con coraggio e con determinazione. Soprattutto ci vuole tanta curiosità nell’apprendere nuove forme d’arte per arricchirsi interiormente. Io quando dipingo attivo tutti i miei sensi e questo mi crea armonia.

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