ARTE E CULTURA:”Guendalina Dorata”

Guendalina Dorata: il ritorno all’essenziale

Viviamo in un’epoca nella quale le immagini ci sommergono: tv, pc, smartphone… Tutto all’insegna dell’istantaneità, del “vedo, catturo, invio”. Se tornassimo all’essenzialità? Alla purezza? Ci ha pensato, con le sue opere, Guendalina Dorata, giovane e talentosa artista, appassionata viaggiatrice, decisa nel seguire il suo percorso che la sta portando a conquistarsi riconoscimenti di livello internazionale.

Di Chiara Capoccetti

Sul tuo sito c’è un articolo del curatore Lamberto Petrecca che presenta le tue opere affermando: “Dice di più dicendo di meno”. Spiegaci.

Probabilmente parla così delle mie opere in quanto in quasi tutte lo stile è abbastanza pulito ed essenziale nella gamma cromatica, anche se ultimamente ho iniziato ad usare colori più accesi rispetto alle tonalità neutre di sempre come il grigio, il bianco o il nero. Quindi ciò che voleva dire Petrecca è che le mie opere nella loro semplicità, essenzialità estetica, senza troppe forme, riescono a comunicare tanto.

Come sei arrivata alla carriera d’artista?

Diciamo che ho sempre disegnato ma senza mai pensare che potesse diventare, in futuro, un lavoro.

All’università ho fatto l’accademia di Design, dove ho scelto di seguire un corso di pittura che non apparteneva al mio percorso studi ma che mi è piaciuto tantissimo. Così, nonostante lo avessi finito, ho continuato a dipingere e ho detto a me stessa, con grande ansia, di continuare a provare. Dopo poco sono arrivata a fare una piccola mostra. Non sapevo proprio cosa aspettarmi, soprattutto come reazione dal pubblico, ed invece è piaciuta molto e questo mi ha incentivata a continuare. 

Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione?

La principale è il mio gesto spontaneo e, piacendomi tantissimo viaggiare, elementi che riprendo come spunto dai miei viaggi. Ho fatto una serie di quadri in cui ho inserito delle pietre: un’ispirazione dovuta ad un viaggio in America durante il quale ho scoperto la cristalloterapia, una pratica basata sul fatto che le pietre possano emanare delle energie capaci di creare intorno a sé un campo magnetico positivo. Era affascinante come in una società così all’avanguardia e tecnologica ci fosse una ricerca di una sorta di dimensione spirituale. Tornata a Roma mi sono messa a cercare i centri di cristalloterapia e le pietre giuste da poter inserire nelle mie opere, sgretolate o polverizzate. Il quadro così presentava un doppio significato: non solo quello di opera d’arte ma anche quello di amuleto, capace di generare onde di energia positiva nell’ambiente circostante.

Come cambierà il mercato dell’arte dopo il Covid?

Molte professioni si possono svolgere in smart-working; l’arte no: l’arte si deve “vedere”, ti deve trasmettere un’emozione e questa situazione la penalizza moltissimo. Però un aspetto positivo che ho notato è che la gente sta dando molto più importanza allo spazio in cui vive, quindi anche una maggiore attenzione al comprarsi un quadro o un’opera per il proprio ambiente. Questo prima era un aspetto molto “più trascurato”. Si è tornati a dare più valore all’oggetto artistico nella dimensione domestica. 

Qual è stato il traguardo più grande che hai raggiunto nella tua carriera?

Sicuramente Miami! Durante la settimana di Art Basel ho conosciuto una gallerista a cui sono piaciute molto le mie opere, che ha scelto di esporre in alcune fiere a Palm Beach. Ho anche conosciuto il manager di un famoso presentatore televisivo americano, di origini sudafricane, per il quale ho realizzato cinque opere della serie Campo di fiori dei cinque colori che rappresentano la bandiera sudafricana. Ti dico la verità, io sono ancora un po’ stupita, essendo molto giovane, del fatto che le mie opere piacciano, che la gente venga alle mostre e che me le chiedano. Ecco … e pensare che questo sia accaduto anche dall’altra parte del mondo lo rende ancora più incredibile!

Hai ancora un sogno nel cassetto?

In questo momento già fare una mostra a Roma sarebbe un nuovo sogno nel cassetto. Ma forse come mio grande sogno ho quello di essere presa da una galleria a Londra. Mi piacerebbe molto perché credo che rispetto all’America sia più di nicchia, cosa che la rende più selettiva nell’ambito artistico.

Un mantra per i nostri lettori per credere nelle proprie passioni? 

È importante credere in ciò in cui si vuole credere e non mollare mai. Soprattutto in quello che faccio io, in cui possono esserci momenti attivi e meno attivi, bisogna sempre rimanere positivi e non lasciarsi abbattere da quello che dicono gli altri. Inoltre nel mio campo è fondamentale l’autenticità. Cerco il più possibile di “sentirmi” ed “ascoltarmi” sempre mentre lavoro per riconoscermi in quello che faccio perché altrimenti non avrebbe senso.

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