COPERTINA LUI – Febbraio 2016

Intervista a Giulio Tropea

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“Da bambino non amavo il cinema, ma ora, più vado avanti, più penso che sia tutto per me”. Giulio, nonostante i suoi 17 anni, ha già le idee chiare sul suo futuro. Tenace e spigliato, ha le carte in regola per poter conquistare con i suoi occhi azzurri un posto tra i più famosi attori italiani.

Devi essere ingaggiato per un film, il regista ti vuole conoscere e hai sessanta secondi per presentarti. Cosa diresti di te?

Sono un ragazzo volenteroso, generoso, simpatico e credo, o almeno spero, talentuoso. Ho voglia di mettermi alla prova per scoprire fin dove riesco ad arrivare. Nonostante la mia età non sempre lo permetta, so farmi carico delle responsabilità. Mi piace dimostrare agli altri quanto tengo alle cose che amo e farli ricredere. Oltre al karate, che ho praticato per undici anni, le mie grandi passioni sono il cinema e la moda.

 

Com’è nato l’interesse per l’ambiente del cinema?

È stato tutto piuttosto inaspettato. Da bambino odiavo andare al cinema: non ho mai capito perché, ma non era né per il buio né per il volume alto. Poi, qualche anno fa, andando a vedere un film insieme ai miei amici, si è accesa in me una scintilla. Incuriosito, mi sono iscritto a un’agenzia vicino a casa e da lì ho iniziato un corso di recitazione. Mi sono subito sentito me stesso nonostante mi venisse richiesto di vestire i panni di un’altra persona. Mi piace estraniarmi da chi sono e interpretare mille personaggi. E più vado avanti più penso che la cosa faccia per me.

 

Se fossi una città…

Sarei Los Angeles. L’ho visitata già due volte e, oltre a essere il punto di riferimento di ogni attore, è un luogo bellissimo in cui vivere, sia per la cordialità degli abitanti, di gran lunga superiore rispetto a quella dei romani che sono abituato a incrociare per strada, sia per il clima sempre mite.

 

Se fossi un cibo…

Sicuramente la carbonara: nonostante si sappia che fa ingrassare è impossibile farne a meno.

 

Se fossi un attore…

Leonardo DiCaprio. La gente si domanda come sia possibile che non abbia ancora vinto un Oscar e io rispondo: “Lui non ha ancora vinto un Oscar perché è un Oscar vivente”.

 

Di quale film saresti voluto essere il protagonista?

“The Wolf of Wall Street”. Molti dicono che interpretare un personaggio dalla storia drammatica sia più difficile che vestire i panni dell’esaltato. Io invece credo che nel primo caso sia più semplice trovare nella vita di tutti i giorni un’emozione dalla quale partire, mentre nel secondo caso si tratta solamente di talento. Mi sarebbe piaciuto affrontare una sfida simile.

 

Hai qualche novità riguardo alla tua partecipazione a un film?

Preferisco non parlarne per scaramanzia!

 

La tua famiglia come ha preso la decisione di entrare nel mondo dello spettacolo?

I miei genitori mi supportano totalmente. Credono nella mia passione e cercano di aiutarmi nelle mie scelte. Vedono quanto mi impegno e il mio sorriso quando davanti a me c’è una telecamera. È la loro fiducia a motivarmi sempre di più ad andare avanti.

Dicono di te…

Le persone che mi conoscono mi descrivono come gentile, premuroso e dolce, una persona sensibile che sa dare valore alle piccole cose. Tuttavia mi accorgo che chi mi guarda dall’esterno spesso pensa che io sia un montato o che me la tiri, nonostante io sia il primo a non mettermi in luce semplicemente per il mio aspetto esteriore.

 

Perché sei un non fumatore?

Proprio come dicevo prima, non ho mai cercato di mettermi in mostra, e, si sa, generalmente da piccoli si inizia a fumare proprio per cercare di attirare l’attenzione su di sé. Non ho mai trovato le sigarette essenziali nella mia vita e vedendo i danni che arrecano, si tratti anche solo di una brutta tosse a sedici anni, non ne sono mai stato attratto. E poi preferisco spendere i miei soldi per cose più interessanti.

C’è una frase di una canzone in cui ti rispecchi?

Forse nelle parole del testo della canzone “Heroes” del cantante svedese Måns Zelmerlöw, che recitano: “We are the heroes of our time but we’re dancing with the demons in our minds”. Nonostante la voglia di emergere e il talento che io e altri giovani possiamo dimostrare di avere, spesso la paura di essere giudicati e di rivelarci alle persone per ciò che siamo ci paralizza e non ci fa esprimere al meglio, impedendoci così di diventare gli eroi del nostro tempo.

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