EDITORIALE ARMANDO DE ANGELIS: “La crisi Italiana . . .”

La crisi italiana e… SansabriLala

 

Questa crisi di cui tutti parlano pur senza saperne molto, sembra colpire tutti: se i giovani non riescono a combinare niente è colpa della crisi. E gli imprenditori, anziché valutare realmente le cause delle difficoltà, se la prendono con la crisi, peggiorando le cose…!

Eppure è pieno di attività, in ogni ambito, che vanno alla grande. Perché c’è chi fallisce e chi, invece, cresce? Esiste o no la crisi? La risposta è “ni”: in realtà non siamo in crisi ma in un’epoca di grandi cambiamenti; chi non si è adeguato, chi non ha voluto mettersi in discussione mutando strategie è andato a fondo con tutte le scarpe.

Prendo spunto, per farmi capire, da due date: 1995 e 2002. Nel 1995 Microsoft rilascia Internet Explorer, celebre “browser” per navigare; il 1° gennaio 2002, in Italia (e in buona parte dell’Europa) entra in circolazione l’Euro. Che rapporto c’è tra il Web e la moneta unica? Rispondo: l’Euro sembrava un traguardo storico, fu salutato dalla politica e dagli economisti di tutto il mondo come il primo passo per il grande balzo economico del Vecchio Continente, tanto per parafrasare Neil Armstrong di Apollo 11. Poi cos’è successo? Non sono professore di Economia e non voglio avventurarmi in dissertazioni complesse; mi limito a raccontare quello che tutti abbiamo provato, a prescindere dai numeri ufficiali, con dei semplici esempi. Primo esempio: tutto ciò che fino al 31 dicembre 2001 costava 10mila lire, magicamente, a gennaio 2002 (pochi giorni dopo), veniva venduto a 10 euro; ma 10 euro (1 euro = 1.936,27 lire) erano pari a 19.362 lire! Ossia quasi il doppio. Chi c’era provi a negare; dica, chi c’era, di non aver mai visto quelle bancarelle con il cartellino “Tutto a 1000 lire” che, dopo il Capodanno 2002, scrissero “Tutto a 1 euro” (un aumento di quasi il 100%, neanche nel 1929…!). Secondo esempio, gli stipendi: se dicevi (2001) di guadagnare 3 milioni (di lire) al mese i commenti erano: “Però, non è male, un discreto stipendio…”. Saltiamo qualche mese, andiamo a metà 2002. Domanda: “Quanto guadagni?”. Risposta: “1549,38 euro mensili”. È l’altro: “Beh, lo so, è difficile, ce la fai ad arrivare a fine mese?”. Eppure moltiplicando 1549,38 per 1936,27 il risultato è sempre quello: 3 milioni!

Ripeto, lascio i massimi sistemi economici a chi se ne intende; comunque la “monetona” non è stata per tutti una passeggiata. Ma c’è il rovescio della medaglia: L’Europa unita ha dato moltissime nuove opportunità aprendo i confini lavorativi e destinando capitali alle aziende e alle persone; capitali che molti hanno saputo ben sfruttare. Chi invece non si è messo in discussione, è stato tagliato fuori. I cambiamenti, volenti o nolenti, avvengono. Vanno sfruttati, non subiti.

Veniamo a Internet. Una grande conquista, siamo tutti d’accordo. Ma anche qui qualcuno si è fatto male: quante agenzie di viaggio e tour operators non hanno retto il confronto? Quanti commercianti si son dovuti inchinare all’e-Commerce abbassando la serranda? Per contro, se vi elenco il numero di italiani che hanno saputo sfruttare l’e-Commerce creando nuove aziende, non finirei più di scrivere.

Crisi o no? Il mercato automobilistico è sempre stato considerato come un “termometro” dell’economia; ma stavolta non ha funzionato: oggi le vendite sono in ripresa ma dipende in gran parte da “aiutini” esterni; per esempio l’invenzione delle categorie “euro 1”, “euro 2” … Siamo arrivati a “euro 6”, chi si è fermato a “tre”, se non cambia macchina, andrà presto a piedi. Ciò ha portato ossigeno alle Case, ma il merito non è tutto di chi le auto le fabbrica. Senza contare che un’auto “euro 1” se ben tenuta, inquina meno di una “euro 5” poco curata. Perché allora non vietare la circolazione in base alle effettive emissioni certificate da controlli periodici, senza buttare auto che forse non inquinano? E ci siamo mai chiesti quanto costa e quanto inquina rottamare? Si fa la raccolta differenziata e poi accartocciamo auto perfettamente funzionanti, magari non separando plastica, metallo tessuti…?

Occupiamoci, allora, dei più importanti responsabili del più alto numero di fallimenti di questo paese; andiamo a conoscere questo figuro sempre esistito che oggi “lavora” più di prima grazie, anche, a delle leggi inadeguate.

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