TALE PADRE TALE FIGLIO:”Damiano & Sandro”

 

“Damiano & Sandro, teste dure a confronto”

 

di Baronerozzo

 

Padre e figlio, due generazioni, due universi che non si toccano mai. Però si assomigliano, anche se nessun figlio (e nessun padre) è disposto ad ammetterlo. Per esempio la “coppia” di questo numero: uno cocciuto, l’altro di più.

Figlio

Nome, cognome, età e… professione.

Damiano Sanità, 16 anni, quarto anno al Tecnico Industriale.

 

Sarebbe a dire?

Informatica, robotica, circuiti, chip…

Vorrei non aver fatto questa domanda: ho davanti a me un sedicenne che, come tutti i sedicenni, mangia pane e web, pane e pixel. Ma lui è peggio: lui “mangia” e studia. Poi mi guarda e giudica come mi muovo sulla tastiera, come apro e chiudo le applicazioni, come arranco in un mondo troppo difficile per chi i 16 anni li ha passati da un pezzo.

Andiamo avanti: professione studente; secondo lavoro: figlio. Faticoso?

Senza dubbio. La mia condizione di figlio unico mi costringe a ingaggiare battaglie quotidiane da solo.

Figlio unico, figlio viziato…

Diciamo “attenzionato”, ma non nel senso poliziesco. La mia libertà non si tocca. Papà lo sa; e lo fa.

Immagina di essere nel 1978, quando tuo padre aveva 16 anni. Ti piace o no? Lo invidi o lo compatisci?

Un po’ lo compatisco: mi appare come un’epoca in “bianco e nero”, poco movimento, meno libertà di manovra, con la famiglia che ti marca stretto. Niente web, niente telefonino, niente “social”. Anche questo è grave, ma non troppo…

Torniamo al 2016. La tua giornata, la tua serata e le tue “uscite”: dove, come, con chi.

Faccio atletica, mi alleno quattro volte alla settimana. Pertanto non faccio le ore piccole dal lunedì alla domenica. Esco un paio di volte con gli amici, mi “allungo” a Ponte Milvio o a Trastevere. Il week-end lo dedico tutto alla mia ragazza. Lei abita fuori Roma e il sabato, spesso, resta a dormire da noi.

Veniamo a tuo padre: si “comporta” bene? Ha qualche fissazione particolare?

Mi fa perdere le staffe quando si mette in testa di fare il “capo”, il manovratore. Vuole convincerti che è meglio fare come dice lui e nel momento che vuole lui. Siccome anche io sono metodico, su questo terreno ci accapigliamo spesso. Il mio metodo contro il suo. Siamo “de coccio” e quando le nostre teste si scontrano urgono i cerotti…

Ti è capitato di aver paura di lui?

Quando discutiamo accade che io gli parli “sopra”. Lui si arrabbia, i toni si alzano e allora sì, un po’ di paura mi assale.

Mai vergognato di lui?

Raramente; a parte quando sbaglia i nomi. Succede con i miei amici: li conosce da una vita eppure, puntualmente, quando li chiama inverte i nomi. Sembra quasi lo faccia apposta. Invece no, gli viene così.

Che dice papà della tua “lei”?

Non dice, non ha mai detto e mai dirà. In questo è la discrezione fatta persona.

Padre

Nome, cognome, età, professione.

Sandro Sanità, 54 anni. Lavoro in Vaticano.

Poi il secondo lavoro: padre di Damiano, niente stipendio e niente ferie.

Verissimo. Orari impossibili e tante “tasse”. Ovviamente scherzo. Anche se un figlio (specie se si chiama Damiano) è un bell’impegno, conflitti compresi.

E allora parliamone, di Damiano: come lo vede, quanto lo capisce, e quanto la fa inc…

Lo vedo altruista e sempre disposto a lavorare sodo. Lo vedo innamorato. Ma certe volte lo vedo e… non ci vedo più! Gli parlo e lui pensa ad altro, cerco di impostare il discorso e non mi lascia finire. Oppure si “nasconde” dietro al cellulare: io parlo e lui digita. In quei momenti mi sento scoppiare!

Però vi capite al volo, passate molto tempo insieme, anche in vacanza. O no?

Sì, ci capiamo e facciamo “a botte”. Le vacanze? Spesso insieme e non è mai stata un’imposizione: se ha altro da fare (con altri), né io né sua madre abbiamo da obiettare.

 

I 16 anni di Damiano e quelli suoi. Meglio il 2016 o il 1978?

Per quanto riguarda la libertà vince il 2016: mio figlio entra ed esce, gli chiedo solo quando torna e di rado gli impongo un orario da rispettare. Per me non era così: dove vai, con chi, quando torni, stasera non esci ecc. E avere la ragazza ospite a dormire, beh, nemmeno immaginarlo! Tengo a sottolineare il verbo “dormire”. Ma il 1978 aveva i suoi pregi: rapporti più naturali, niente “Grande Fratello” che ti segue, ti controlla, ti “posta”: la tecnologia è bella, ma l’idea di non sapere, quando suona il telefono, chi c’è dall’altra parte del filo è un’emozione che oggi non viviamo più.

Già, la tecnologia, la rete, l’essere sempre “connessi”. E un figlio che ti vede come l’uomo di Neanderthal che maneggia il cellulare come una clava…

Noi cinquantenni ci siamo adeguati, usiamo il pc, lo smartphone, la rete. Ma restiamo cinquantenni e più di tanto non riusciamo a fare. Una volta erano i figli che non dovevano avvicinarsi, che non dovevano toccare. Oggi, invece, i padri vengono “cazziati” perché il computer si è impallato o perché chiedono continuamente aiuto.

Una fissazione di Damiano? La cosiddetta “fissa” che va oltre l’umana comprensione.

Guai a chi si azzarda ad aprire la porta della sua camera; è un reato grave, si rischia l’ergastolo. Altre cose? Beh, trascorre troppo tempo davanti allo schermo – piccolo, grande o medio che sia (leggasi: cellulare, pc, tablet) – per parlare, litigare, viaggiare, comprare, vendere e molto altro ancora. Io, con la mia clava, mi tengo a debita distanza.

Paura di lui? Timore di confessargli qualcosa?

Ogni tanto, dovendo rivelargli qualcosa di mio, di privato, ho avuto timore. Ma la paura è un’altra cosa.

 

Si è mai vergognato di lui? Mai successo di pensare “Faccio finta di non conoscerlo”?

Raramente. Arrossisco quando mi prende in giro per il mio inglese; diciamo che la mia pronuncia non è da Oxford. Lui ride e cerca di attirare l’attenzione degli altri; lui ride, io cambio colore.

La ragazza di Damiano: che dire?

Non dico niente e mai parlerò. Sono affari loro e così dev’essere. Puoi e estorcermi solo che è carina, simpatica, che li vedo molto innamorati. Ultima “confessione”: osservo come Damiano “vive” questa storia, e lui deve sapere che se gli serve un consiglio, un orecchio… Io ci sono.

Damiano e Sandro si capiscono e si accapigliano, perché sotto i capelli le teste sono dure come il marmo.

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