PERSONAGGI: “I fratelli Montefusco”

“L’unione fa la forza”

 

Massimiliano, Alessandro e Andrea. Sono i “fratelli RDS”, uniti quanto basta, diversi quasi sempre. Uno strumento, la radio, che qualcuno dava già da anni superato, surclassato. Per i fratelli Montefusco non è andata così, come ci raccontano in quest’intervista; che va “in onda” – guarda un po’ – nel 2017.

 

Come si “sente” la radio nel XXI secolo? Scoppia di salute. Si sente, si vede, si “clicca”. È vecchia, la radio? Se pensiamo a Marconi sì, lo è. Invece no: la radio è giovane, anche teen-ager; e ha vinto contro chi pensava che appartenesse a un mondo in bianco e nero, pretelevisivo, predigitale, gracchiante.

La radio c’è, uguale e diversa. Quanto meno ci sono quelle che hanno saputo farsi largo nel presente; e nel futuro.

È Successo con RDS: Radio Dimensione Suono nasce a Roma nel 1978; curiosamente, un altro giorno del 1978, vengono al mondo Massimiliano e Alessandro Montefusco, gemelli eterozigoti, figli di quell’Eduardo che – nel 1981 – rileverà l’Emittente. E con la storia qui ci fermiamo, perché tutti sappiamo di RDS. Sappiamo che l’editore si chiama Eduardo e che, nella stanza dei bottoni, siedono Massimiliano, Alessandro e Andrea Montefusco, rispettivamente General Manager, Station Manager, Responsabile Controllo Gestione. Lasciamo che la storia, questa storia, la raccontino loro.

Avete iniziato insieme a lavorare in Radio o qualcuno di voi è arrivato… dopo? Come avete deciso la suddivisione dei ruoli?

“Io e Massimiliano – chiosa Alessandro – abbiamo iniziato per primi e insieme, dal basso, costruendo un’esperienza lavorativa su tutta la filiera della produzione del prodotto editoriale, lavorando e contemporaneamente studiando”.

“Io invece sono arrivato un po’ dopo – continua Andrea, 34 anni –. I ruoli li abbiamo decisi in base al nostro bagaglio individuale. Siamo fratelli, ma siamo diversi. Ed è una ricchezza”.

Come siete riusciti, all’inizio, a gestire la pressione, lo stress di trovarvi seduti su… cotante poltrone?

“Lo stress – risponde Andrea – non deriva dal ruolo ma dalle sfide che bisogna ingaggiare; essere sempre “sul pezzo” per poter buttare sul tavolo idee a ripetizione”.

“Per questo –prosegue Massimiliano – abbiamo realizzato un percorso aziendale di “Work-Life Balance”: nella nostra sede abbiamo palestra, un parco di 15 mila mq con biciclette a pedalata assistita, chiostrine e area lounge per aperitivi e, soprattutto, spazi interni ed esterni dove incentivare la creatività. Per far star bene le persone che ci ascoltano, i primi a star bene devono essere tutti i nostri collaboratori”.

L’avvento della Rete ha cambiato le carte in tavola, da anni, nel campo dell’informazione e dell’intrattenimento. I mezzi “tradizionali”, stampa cartacea in primis, hanno accusato il colpo: calo delle vendite e della pubblicità. Per la radio com’è andata? E come vi siete mossi voi di RDS?

“La radio è crossmediale per natura – continua Massimiliano –. Noi costruiamo format multimediali e crossmediali spingendo, sempre più, il protagonismo attivo degli utenti (app, sito, digital). Così ci siamo attrezzati nel tempo per fronteggiare la rivoluzione digitale, restando ancorati all’essenza della radio in quanto community: negli Anni 70 la radio era la prima forma di community, dando libertà di espressione e contatto attraverso telefonate, dediche e altro. Oggi, con i social media, siamo riusciti a incrementare la capacità di contatto e interazione”.

Parliamo delle iniziative più recenti: RDS Academy, il talent show unico al mondo che ricerca nuovi conduttori. Qui si è visto che sono tantissimi i giovani che sognano la conduzione radiofonica. Il che significa che la radio è tuttora un medium di primaria importanza.

“Certo che lo è – risponde Alessandro –. Il vincitore dell’ultima edizione, Valerio Scarponi, ha solo ventitre anni ed è già nella nostra squadra. Sono tanti i giovani che hanno mandato un provino per partecipare alle selezioni, perché la radio è ben piantata nel presente; e nel futuro”.

Domanda per Massimiliano: L’aspetto più bello del tuo lavoro. E poi quello più difficile.

“Il bello del mio lavoro è il mio lavoro. Tutti i giorni mi sveglio e sogno di fare qualcosa che mi appassiona, di restare connesso con il mondo, il mio mondo. Siccome sono sveglio, mi accorgo che il sogno è quel che faccio dalla mattina alla sera. Veniamo all’aspetto “difficile”: la complessità del business, le difficoltà che si presentano di continuo e che – di continuo – si devono affrontare, appianare. Cerco di fare del mio meglio, anche come spugna; per assorbire ciò che gli altri mi possono dare”.

Chi vi conosce dice che siete molto uniti. Ma tra fratelli è facile litigare; come avete gestito i momenti di tensione?

“Noi litighiamo sempre (ridono, NdR). No, scherzi a parte – spiega Andrea –gli scambi di vedute, anche quelli accesi, sono confronti costruttivi. Le grandi idee nascono da punti di vista opposti”.

Alessandro, l’aspetto più bello e quello “out” nel tuo lavoro? E poi: la scelta della musica, dei brani. Come hai scoperto questo tuo… fiuto? Quale il criterio che ti guida nelle scelte?

“Ci sentiamo fortunati e privilegiati; non produciamo bulloni, ma facciamo la radio. Lavorare con la musica, i personaggi, creare programmi e contenuti d’informazione è innegabilmente un lavoro affascinante e divertente.

Il fiuto per la musica ha una componente di talento, ma si affina molto anche strada facendo con lo studio e l’esperienza. Prima regola, non fermarsi ai gusti personali: se un brano non piace a me non significa che sia da scartare, e viceversa. Non solo ascoltare, ma leggere: indagini di mercato, playlist e molto altro, per selezionare quelle novità che poi diventeranno i successi amati dai tuoi ascoltatori. La radio non siamo noi, la radio è di chi la ascolta. I momenti difficili? Quando mi devo confrontare con i risultati, i dati di ascolto, i numeri “sì” e quelli “no”.

Andrea, l’aspetto più bello e quello “meno” per te?

“Il Controllo di Gestione è un ruolo, come dire?, trasversale. La parola “controllo” suona un po’ “polizziottesca”, ma non è così: cerco di garantire all’Azienda un ingranaggio oliato, capace di muoversi anche sui terreni accidentati. Sfruttare al meglio le risorse, mettere l’uomo giusto al posto giusto. Forse sono il meno creativo del trio, non importa, a compensare ci pensano gli altri due”.

RDS Academy, RDS Start-Up Lab e il mondo Innovation. Parliamone.

“RDS offre l’opportunità ai giovani di costruire percorsi formativi e aiutarli nell’inserimento del mercato del lavoro. Ad esempio, con RDS startup lab mettiamo in palio una borsa di studio di 35 mila euro per fare un’esperienza di sei mesi alla S. Clara University e poi di tre mesi in una start-up di Silicon Valley, tra coloro che presentano un executive summary e una business idea nel campo della musica e dell’intrattenimento. Questo dà loro modo di acquisire competenze nell’Hub numero 1 al mondo dell’innovazione, ovvero la Silicon Valley e costruirsi il proprio networking. Seconda operazione, RDS Start-up +:  per i giovani startupper che già fatturano in Italia, ma che hanno bisogno di maggiori investimenti e scalare dal punto di vista mondiale; li portiamo al VentureOut Italy, all’interno della rassegna VentureOut New York”

Il che significa, concludiamo noi, credere nel valore delle idee. Crederci e premiarle, le idee. Come quelle dei tre fratelli Montefusco: diverse, talvolta anche agli antipodi. Ma che, insieme, macinano successi.

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