SESSUOLOGO: “Orientamento Sessuale”

Orientamento sessuale: riflettendo su Kinsey, porno e sessualità fluida

 

A cura del dott. Daniele Bonanno – AISPS – Roma

Negli anni ’40 del secolo scorso il biologo e sessuologo Alfred Kinsey condusse il primo e più importante studio sul comportamento sessuale umano osservando come il confine tra condotte etero e omosessuali fosse molto più sfumato di quanto si pensasse prima di allora. Lo studioso sviluppò una scala di valutazione con sette diversi gradi di eterosessualità/omosessualità distribuiti lungo un continuum tra comportamento esclusivamente eterosessuale e comportamento esclusivamente omosessuale. Fu un primo passo fondamentale nel superamento del dualismo che patologizzava l’omosessualità come devianza contrapposta alla presunta “normalità” della maggioranza della popolazione.

La rivoluzionaria teoria di Kinsey trova oggi continuità con il concetto di “sessualità fluida” che svincola l’individuo da etichette e categorie riconoscendo come l’attrazione sessuale tra gli esseri umani sia una dimensione molto più complessa e sfaccettata.

Come sessuologo affronto spesso il dilemma di giovani e meno giovani che di fronte a una pulsione o esperienza omosessuale si trovano nella difficoltà di non saper più dove collocarsi. Secondo vecchi retaggi culturali è sufficiente un singolo episodio o dubbio di omosessualità per disconfermare per sempre il proprio status di eterosessuale costringendosi spesso a dover gestire nella vergogna e nel segreto una vera e propria crisi di identità. Nonostante i cambiamenti in atto, ancora esiste un enorme “non detto” riguardo a fantasie, desideri e esperienze omosessuali di persone che conducono una vita ufficialmente etero.

È ancora sottostimata e in gran parte sommersa quella che possiamo definire bisessualità ma che ancor meglio può essere ascritta nel concetto di fluidità sessuale. È sufficiente un’occhiata alle statistiche di noti portali porno per scoprire che la categoria “lesbian” è quella che riscuote più successo tra il pubblico femminile e rappresenta in generale il termine più ricercato. Circa il 39% delle donne gradisce infatti scene tra sole donne e come gli uomini per i video lesbo anche le donne sembrano apprezzare i video al maschile generando sorprendentemente il 37% delle visioni di video gay. Il 24% degli uomini eterosessuali dichiara di vedere video tra soli uomini rappresentando circa un quarto degli utenti di video gay.

Nel 2018 Pornhub segnala un incremento del 167% nell’interesse per i video transgender, la quinta categoria più ricercata dagli uomini tra i 45 e i 64 anni.

Nei suoi sondaggi YouPorn riporta come il 36% delle donne e il 24% degli uomini definitisi eterosessuali affermi di aver avuto esperienze con persone del proprio sesso. È qui significativo il fenomeno recentemente definito “Bro Job”, cioè la ricerca di un rapporto sessuale tra due maschi etero. Jane Ward ha studiato il fenomeno negli Stati Uniti dove è particolarmente diffuso e prevede app e siti di incontri dedicati. Secondo l’autrice i comportamenti omosessuali tra maschi etero possono persino rinforzare l’identità virile di un eterosessuale.

È evidente come tenerci strette etichette e categorie possa essere forzato e artificiale. Se rappresentano dei confini rassicuranti e rispondono a un nostro bisogno di appartenenza dall’altro possono limitare gravemente la libera espressione di noi stessi oltre a generare i mostri della discriminazione. Serve un Io forte e una solida autostima per sapere chi siamo indipendentemente da definizioni esterne e per rispettare naturalmente e serenamente le differenze dell’altro.

Certamente molte persone etero non sono normalmente attratte da persone dello stesso sesso tanto quanto molte persone omosessuali non desiderano affatto l’altro sesso. Ricordiamo invero moltissime storie di uomini e donne che nel corso della propria vita non hanno mai desiderato esperienze intime con lo stesso sesso (o con l’altro sesso) se non in una singola occasione, un’unica persona verso cui si sono sentiti attratti o persino innamorati, coinvolgendosi in una storia più o meno lunga per poi riprendere a seguire il proprio orientamento abituale.

Un percorso difficilmente collocabile nella rigidità delle vecchie categorie richiedendo il concetto di bisessualità un tratto più stabile e generalizzabile. Qui la scala Kinsey verrebbe efficacemente in aiuto ma ancor di più il concetto di sessualità fluida.

Alla luce di questo potremmo domandarci se chi non ha mai provato un desiderio diverso dal proprio orientamento abituale semplicemente non abbia incontrato “la persona giusta”.

Un quesito aperto che difficilmente può trovare una risposta “misurabile” avendo a che fare con una scienza della complessità e della soggettività. La regola fondamentale resta d’altronde quella di ascoltare sé stessi senza paura e senza pregiudizi.

Non abbiamo bisogno di provare tutto se non ne sentiamo il desiderio ma tra adulti consenzienti nulla ci è potenzialmente precluso o mette in discussione chi siamo nel momento in cui lo desideriamo.

 

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