TOP MANAGER:”Riccardo Maria Monti”

“Profondamente napoletano. E me ne vanto”

Ci mancherebbe altro: Napoli è Napoli, irripetibile, irraggiungibile. Riccardo Maria Monti, classe 1967 (nato a Napoli, poco ma sicuro), si definisce “profondamente napoletano”. Alla faccia di chi, ancora nel 2021, è convinto che gli amministratori delegati, i “Ceo”, i capitani d’industria, insomma quelli che siedono sulle poltrone più “alte” dell’imprenditoria pubblica e privata, nazionale e multinazionale, debbano necessariamente essere nati (e soprattutto cresciuti e “formati”) nelle capitali “morali” e/o “industriali” del grande Nord. C’è chi la geografia manageriale l’ha studiata così: più giù di Firenze il mondo è finito.

Per fortuna la Terra non è piatta; per fortuna, soprattutto, in tanti la geografia l’hanno imparata bene, saltando a piè pari le pagine gonfie di luoghi comuni.

Dunque, Riccardo Maria Monti: nato a Napoli nel 1967, anno nel quale scomparve il principe De Curtis alias Totò. “Sono partenopeo e parte napoletano”, disse una volta Totò. Una gustosa battuta ma anche un chiaro messaggio: Napoli è aperta al mondo, è capace di viaggiare, di guardare oltre.

Il dottor Monti si laurea nel 1989 (se 22 anni vi sembran troppi…) in Economia. Espletata questa “formalità” intraprende il suo… viaggio (nel senso figurato ma non solo): andrà a Parigi (1990) ad impiegarsi presso un grande gruppo industriale; poco più di un anno dopo a Roma, in Federmeccanica, con un incarico manageriale nel progetto “Logica”. Poi in giro per il mondo con (Booz Allen & Hamilton e con Value Partners e altri), poi di nuovo Roma, poi…

Forziamo il calendario e arriviamo ai giorni nostri: nel 2016 è presidente di Grandi Stazioni Spa per seguire il processo di privatizzazione del Gruppo; presiederà in seguito Italfer Spa (fino al 2018) e oggi è AD di Triboo, seconda azienda italiana che opera nell’e-commerce B2B e nei servizi digitali.

Dottor Monti, si è laureato a 22 anni e poi, apparentemente, mai una pausa. Tra un incarico e l’altro ha mai fatto… il ragazzo?

“Assolutamente si, mi sono sempre divertito, come succede nel periodo della “ragazzitudine”. Mai stato un nerd; semplicemente molto motivato, questo sì”.

Già, motivato: nel 1989, dei quattromila iscritti del suo anno alla facoltà di Economia si laurearono in quattro; uno dei quattro è il dottor Monti.

Oggi è a capo della più grande società italiana del Digital e dell’Ecommerce. Dobbiamo abituarci all’idea che il mondo sta andando in questa direzione?

“Il digitale oggi è parte di ogni fase nella vita di un’azienda. L’e-commerce vale anche il 30 per cento del fatturato di alcune società e continua a crescere. L’e-commerce, peraltro, è un’industria che potrebbe dare molto lavoro in più. Secondo alcune stime oggi servirebbero almeno 300mila figure qualificate in più …”.

C’è un “rovescio della medaglia”?

“C’è e non c’è. Mi spiego: se si lavora bene, se si fa convivere l’e-commerce con i circuiti tradizionali senza desertificare le città, senza barricate, la medaglia sarà senza rovesci. Poi la politica: questa dovrà (deve) vigilare affinché i grandi gruppi non fagocitino tutto…”.

I grandi gruppi; ci vengono in mente uno o due nomi ma non li scriviamo neppure: il lettore ha capito e tanto ci basta.

Il Recovery Fund destinerà grandi risorse all’implementazione tecnologica; come vede il mondo tra dieci anni?

“Il Recovery Fund è una grande opportunità. Per poterla sfruttare, tuttavia, dobbiamo snellire la burocrazia e svecchiare leggi e regolamenti. Il digitale – e anche il Recovery Fund – abbisognano di tempi rapidi e certi.

Il mondo tra dieci anni? Se lavoriamo bene sarà in crescita; crescita del Pil e magari – lo spero – crescita demografica”.

Una battuta su chi ha vent’anni oggi. Troppi Peter Pan?

“Vado in controtendenza: non sono sempre bamboccioni, si danno da fare e sono multitasking forse molto più di quanto lo era la mia generazione. Sanno affrontare la gavetta e poi, diciamolo: l’Italia negli ultimi trent’anni è stata una delle peggiori economie del mondo; non è un Paese per giovani. Nonostante questo chi si dà da fare, chi trasforma i sogni in progetti riesce a brillare meglio dei “colleghi” europei e di quelli oltreoceano”.

Si vocifera molto su una sua possibile candidatura a sindaco di Napoli.

“Ho sentito anch’io queste voci (ride, NdR)… una voce, un’idea di tanta gente che mi conosce e conosce, soprattutto, la passione che nutro per questa mia città. Quella di sindaco è una poltrona difficile, forse una delle più difficili, a Napoli e altrove.

Candidatura o meno, una cosa è certa: per la mia città ci sono e ci sarò sempre”.

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