COPERTINA LUI GIUGNO/LUGLIO 2017:”Francesco Marinelli”

“Dipende dalla copertina, sapete voi”

 

Classe 1995, Francesco Marinelli, pugliese d’origine ma romano d’adozione, dietro uno sguardo angelico e un corpo scolpito da perfetto principe azzurro, nasconde l’energia di un vero combattente. Determinato a inseguire la sua ambizione di diventare attore, con uno zaino in spalla pieno di sogni, speranze e soprattutto tanta forza, senza timore si è preparato per compiere il viaggio più lungo e bello del mondo: la vita.

 

Forniscici un tuo identikit.

Sono Francesco Marinelli, ho 21 anni e sono nato a Grottaglie, in provincia di Taranto. Attualmente vivo a Roma, dove mi sono trasferito da circa tre anni per studiare recitazione. Faccio il modello a tempo pieno e sto intraprendendo anche la carriera attoriale sperando di poter far avverare il mio sogno.

Qual è il tuo obiettivo?

Vorrei affermami come attore. Durante gli anni del liceo ho avuto l’opportunità di girare un cortometraggio all’interno della mia scuola che mi ha aperto le porte verso un mondo che non conoscevo, dandomi modo di osservare da una finestra privilegiata quello che è il lavoro cinematografico. Ho capito subito che quella sarebbe stata la mia strada.

Come stai affrontando questo percorso formativo e di vita?

Sono arrivato a Roma con la convinzione che il distacco dalla mia città sarebbe stato semplice: desideravo l’indipendenza, volevo realizzarmi e capire fin dove potessi spingermi per superare i miei limiti. Passare da un paese di 30mila abitanti a una città come questa, però, finisce per spaventarti: Roma è viva, frenetica e dinamica. Arriva un punto in cui la voglia di libertà smette di oscurare tutto il resto. Fin da subito ho iniziato a lavorare per mantenermi e ho avuto la fortuna di intraprendere la strada del modello, che mi ha portato a girare per molte città e ad essere contattato da diverse agenzie. Il mio obiettivo, però, resta la recitazione.

Cosa rappresenta per te il mestiere dell’attore?

La recitazione paradossalmente è verità. Nella vita di tutti giorni capita spesso di essere vittime di pregiudizi o di sentire sulle proprie spalle il peso dei tipici stereotipi, come la classica convinzione che se sei bello difficilmente sei anche intelligente. Il cinema mi piace perché ti fornisce un mezzo per dimostrare che oltre a un’apparente bellezza esiste anche un mondo interiore fatto di emozioni. E ciò ti dà l’opportunità di esprimere quello che hai dentro.

Come ti descriveresti caratterialmente?

Un simpaticone, ma anche un ragazzo testardo ed egocentrico, caratteristiche che non rappresentano necessariamente dei difetti. Essere convinto di me stesso mi ha aiutato a tagliare tanti traguardi ed è una costante iniezione di energia e di fiducia. Mia madre mi dice sempre che sono una persona troppo buona, che vuole fare l’eroe: effettivamente quando vedo qualcuno approfittarsi o prendersi gioco di qualcun altro devo necessariamente entrare in azione.

Ti è mai capitato di confrontarti con il bullismo?

Non direttamente. Penso che nella vita ciò che conta veramente è credere in sé stessi. La pericolosità del bullismo è che va ad attaccare proprio questo aspetto, andando a distruggere il mondo interiore delle persone, facendo leva sulle insicurezze che appartengono a ogni persona. E non riesco a tollerare l’idea che a dei ragazzi possa essere impedito di brillare della loro luce migliore a causa della cattiveria altrui.

Chi sono i modelli di vita a cui ti ispiri?

La mia unica fonte di ispirazione è mio padre. È una di quelle persone a cui si può fare qualunque domanda avendo la certezza di ricevere una risposta, perché anche quando non la conosce è in grado di trovarla grazie alla determinazione e all’impegno. Credo nelle persone che hanno voglia di fare e sono convinto che, come recita un detto a cui sono molto legato, se corri come un fulmine potrai anche schiantarti come un tuono, ma emetterai il bagliore più bello che si sia mai visto. Ed è mio padre ad avermi insegnato che vale la pena andare oltre i nostri limiti. La sua paura più grande non è mai stata che cadessi e mi facessi male, ma che non riuscissi a raggiungere i miei sogni.

Dove ti vedi tra dieci anni?

Ancora in corsa alla conquista di un nuovo obiettivo che mi dia carica ed energia. E spero di essere felice tanto quanto lo sono ora!

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