L’ EDITORIALE DI ARMANDO DE ANGELIS:”Bene porta bene, male porta male”

«Quando dispero, io ricordo che nel corso di tutta la storia la via dell’amore e della verità ha sempre trionfato. Ci sono stati tiranni e macellai, e per un po’ possono sembrare invincibili, ma la conclusione è che cadono sempre. Rifletteteci» (Ghandi).

Lo chiamano karma o “tutto torna”, alcuni pensano sia solo una giustificazione per seguitare a comportarsi male. Ma, prima o poi, i nodi verranno al pettine. Si dice che il bene generi il bene e che il male generi il male. Si dice anche che Dio li fa e poi li accoppia,ma il senso non cambia perché, se siamo puliti, i fetenti si allontaneranno da noi. E questi proverbi apparentemente ingenui esprimono delle verità incontrovertibili. Conosco tante persone diventate disoneste perché non avevano “le palle” per affrontare le difficoltà. Per giustificarsi, attaccano con l’elenco delle “colpe”, delle sciagure che li hanno portati a questo: colpa della crisi se non trovo lavoro; colpa delle tasse; colpa di chi le tasse non le paga; colpa dei prezzi proibitivi che non mi consentono di avere una casa… Colpa di… Colpa del… Insomma non mi resta che rubare; sono costretto a farlo. Il ladro, il disonesto, l’evasore, il prevaricatore diventa vittima. Mafiosi e criminali incalliti che prima del delitto si soffermano a baciare la Croce o ad accendere un cero sotto l’immagine di Maria, Madre tra le madri, amore senza se e senza ma. Anche i boss si giustificano con la solita tiritera: “Dobbiamo supplire a questo Stato assente; dobbiamo dare lavoro e giustizia alla povera gente…”. Avete letto bene: giustizia! Questa “giustizia” avvia ragazzini tredicenni sulla strada a spacciare; e i “quasi bambini” spacciatori si sentono grandi; soprattutto credono di essere più furbi e più intelligenti dei loro coetanei chinati in classe sui libri. Perché hanno capito che studiare non serve, che il lavoro non lo troveranno mai: meglio la strada: si spaccia e si intascano i “piccioli” come si dice a Palermo e come si fa anche sui marciapiedi di Milano, Torino, Roma, Firenze. Fare soldi vendendo la morte; una morte apparentemente lontanissima.

Tutto torna. Si può vivere bene facendo del male; diventa automatico, quasi naturale. Talmente naturale che non ci si guarda nemmeno più allo specchio. Ma è una quotidianità da animale braccato: ogni minuto si vive l’incubo di essere “sgamati”. Un lampeggiante blu sotto le finestre, il suono di una sirena, il rumore di passi nelle scale del palazzo… “Mi stanno venendo a prendere? Chi mi ha tradito…?”.  Oltre a temere la “legge”, si ha paura dei “concorrenti”: lo spacciatore di fronte, il boss dell’altra famiglia, una vittima affamata di vendetta… Abituare la propria famiglia, i propri figli a vivere così non è una passeggiata. Ma ci si ostina a provarci sempre con la stessa motivazione: giustificare sé stessi con l’unico sistema conosciuto, che è quello di insegnare ai figli che la strada giusta è solo questa. Perché la vita “normale” non è per noi. Altro insegnamento da impartire ai figli: chi sacrifica la vita per combatterci, per ammanettare i piccoli e i grandi boss è solo un servo dello stato canaglia, una “guardia infame”.

Poi il telegiornale ci informa degli spacciatori arrestati, dei boss stanati, degli strozzini processati, dei mercanti del sesso incarcerati e ci diciamo: tutto torna. Chi ci rimette in questa storia? Ci rimettono i più giovani, preda di quegli adulti che prospettano felicità, guadagni facili “carriera” veloce. Così facendo cresceranno dei piccoli grandi vigliacchi, piccoli grandi ladri, piccoli grandi trafficanti… I piccoli diventano grandi: grandi infelici. Perché prima o poi qualcuno si sveglia; prima o poi qualcuno capisce che il male non fa bene. E la gente si allontana, si resta soli. E restare soli è una condanna, una pena forse peggiore del carcere. Tutto torna.

Non fa differenza avere una supercar da 120mila euro o un catorcio da rotamare. Mentre un amico sincero, un partner che ti ama fanno la differenza. Te ne accorgi quando non ce l’hai: non hai l’amico, non hai una donna o l’uomo che ti ha scelto. Te ne accorgi subito e ti rendi conto, anche, che nessuna supercar, nessuno yacht, nessuna megavilla ti potrà ripagare. Restare soli e chiedersi: chi me l’ha fatto fare?

Tutto torna; l’ho già detto. Lo dirò ancora, lo riscriverò anche nei prossimi numeri. Perché con Be Different voglio fornire ai più giovani, e non solo a loro, gli strumenti per crescere liberi di pensare, di scegliere. Liberi di conoscere la storia dell’uomo e quella del nostro Paese. Sarà banale ma la storia ci ha insegnato che la verità, l’amore, la giustizia alla fine vincono. La storia ci ha mostrato tiranni crudeli, assassini sanguinari che sembravano imbattibili. Eppure, alla fine, hanno capitolato.

Rifletteteci. Lo dico ancora? Lo dico: tutto torna.

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