“IL MIO SOGNO NEL CASSETTO”: Intervista Gabriele Sica

” IL CALCIO PER ME? GIOCARSI TUTTO IN 90 MINUTI!”

 

Di Alessandra Giancola

 

La tua scheda sportiva

Mi chiamo Gabriele Sica, sono nato a Roma 18 anni fa e gioco a calcio da quando frequentavo la scuola materna. Ho mosso i primi passi nella società sportiva “Riano” che prende il nome dal paese in cui abito. Mi sono cimentato in diversi ruoli come quello di prima punta, fino a diventare poi attaccante esterno. Dovevo quindi sia fare gol che difendere la mia area dalla squadra avversaria. Attualmente gioco a Prima Porta (Rm) nella società “Atletic Soccer Academy” e competo con la mia squadra nel campionato regionale “juniores”.

Quali le maggiori difficoltà che hai affrontato negli anni

Sono incappato in svariate difficoltà nel corso degli anni. Innanzitutto la triste decisione di cambiare squadra dopo ben otto anni trascorsi a Riano per insofferenza verso l’ambiente e soprattutto per una mia insoddisfazione personale. La mia passione stava scemando e trasformandosi in un semplice hobby. Per fortuna la mia famiglia e un uomo speciale che tuttora ringrazio oggi purtroppo scomparso, il Sig. Eugenio, mi hanno spronato a non mollare e decisi di cambiare società. Qui a Prima Porta ci volle inizialmente del tempo per ambientarmi con la nuova squadra e con l’impostazione diversa di gioco dell’allenatore, tuttavia ben presto ritrovai la voglia di impegnarmi e vincemmo, dopo una sola “mia” stagione, il campionato. Questo evento mi ha dato tanta gioia ed emozione. Inoltre lo studio e la lontananza del campo di allenamento rispetto a casa, non hanno giovato a mio favore. Dovevo prendere i mezzi pubblici per muovermi e quindi divincolarmi tra frequenti ritardi o scioperi, in più avevo i compiti da svolgere. Per un certo periodo di tempo ho dovuto anche lasciare il calcio, per recuperare un andamento scolastico disastroso.

Quanto contano la preparazione fisica e psicologica in questo sport?

Entrambe contano moltissimo nello sport in generale ma credo che, nel calcio, la preparazione psicologica debba avere un peso maggiore rispetto a quella fisica. Non basta tenersi in forma e allenarsi regolarmente ma in una partita è necessario ragionare lucidamente per vincere e non perdere mai il controllo nonostante le provocazioni degli avversari o le decisioni a volte “scomode” del mister. Spesso purtroppo assistiamo allo stadio o in televisione a scene indegne per dei professionisti: Calciatori di serie A che perdono le staffe e hanno reazioni incresciose verso l’arbitro, l’allenatore o la squadra avversaria. Queste immagini sporcano gli ideali dello sport che, praticato a quei livelli, deve anche fornire un esempio positivo ai giovani atleti.

Oggi il calcio è ancora il tuo sogno nel cassetto?

Ovviamente sì anche se sono consapevole di essere troppo “adulto” per inserirmi in un ambiente altamente professionale. In Italia ci sono casi nei quali ragazzi tra i 16 e i 18 anni entrano a competere con squadre di alto livello grazie a delle chance che hanno saputo sfruttare a loro vantaggio e al potenziamento delle loro qualità.  Così sono riusciti a realizzare il loro sogno nel cassetto. Non è però un percorso facile e immediato, nonostante la bravura. Io, che mi distinguo nel dribbling e per una buona visione di gioco, ammetto di aver avuto svariate occasioni in tal senso che purtroppo non si sono concretizzate. Tuttavia le opportunità migliori capitano spesso improvvisamente quindi io consiglio ad un mio coetaneo, che sogna la realizzazione in una disciplina sportiva, di non mollare mai e lavorare sempre tanto e al meglio. Non si sa cosa il destino abbia in serbo per noi!

Quali insegnamenti t i ha trasmesso il calcio?

Questo sport aiuta ad avere disciplina, forgia il carattere di una persona rendendola decisa ma rispettosa, alimenta lo spirito di squadra e ci insegna a collaborare pacificamente con i compagni per raggiungere tutti insieme il successo. Io sono caduto ma mi sono poi rialzato e, quel periodo mio di crisi, mi ha reso oggi più forte e tenace nell’affrontare la vita in generale con tutte le sfide che ci pone dinanzi.  D’altra parte una partita stessa rappresenta in un certo senso uno spaccato di realtà, in cui possiamo incappare in gioie o dolori. L’importante è guardare sempre oltre, porsi nuovi obiettivi e allenarsi sempre con umiltà. Fatica e capacità a lungo andare ripagano di tutto il sudore versato.

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