TRAVEL EXPERIENCE: Himalaya

Dagli Appennini all’Himalaya: in sella alla moto sulla “via della felicità”

 

 

A CURA DI BEATRICE GENTILI RACCONTATO DA CARLO AVATI

 

«Ogni cento metri il mondo cambia» affermava uno scrittore cileno, figurarsi cosa potrebbe accadere lungo oltre diciassettemila chilometri, la distanza che segna il percorso che divide Roma dal Buthan, un piccolo stato himalayano dell’Asia. A rispondere a questo quesito ci pensa Carlo Avati, un ventunenne in spedizione con la sua moto, una mitica Royal Enfield Himalayan, che nel giro di sette mesi attraverserà diciotto Paesi nel mondo, realizzando la “Riding for Happiness”.

Il suo viaggio nasce non solo dalla sua incredibile sete di avventura, ma dalla volontà di coniugarlo al suo percorso di studi e al desiderio di aiutare chi è meno fortunato.

«Lo scorso dicembre ho terminato gli esami per conseguire la laurea triennale in Economia, presso l’Università di Maastricht, in Olanda. Nel corso dei miei studi sono venuto a conoscenza dell’Indice della Felicità Lorda, il “Gross National Happiness Index” (GNH), elaborato in Bhutan nel 1971. Il GNH si propone come indice di sviluppo più sostenibile che, contrapponendosi ai classici indici come il PIL, guarda al benessere delle persone» racconta Carlo. «Così rimanendo affascinato da quanto studiato, ho deciso di incentrare la tesi di laurea su questo tema. Per portare a termine il mio obiettivo ho pensato di fare qualcosa fuori dall’ordinario: mettermi in sella ad una moto, attraversare tutta l’Europa e gran parte dell’Asia per arrivare fino al Buthan, realizzare per la mia tesi un documentario sulla felicità, declinata nelle diverse prospettive antropologiche con cui entrerò in contatto e, contemporaneamente, approfittare di tutto questo per provare ad aiutare le persone meno fortunate, attraverso una raccolta fondi in favore di Operation Smile, una “charity” che si dedica – da anni – a ridare il sorriso ai bambini affetti da Labbro Leporino, con l’obiettivo finale di raccogliere ventimila euro per finanziare cento operazioni. Cento nuovi sorrisi. Perché il sorriso, in fondo, non è altro che l’espressione universale della felicità» spiega.

Rintracciamo Carlo Avati durante la sua quarta settimana di viaggio, dopo essersi lasciato alle spalle l’Italia, la Slovenia, la Croazia, la Bosnia, la Serbia, la Bulgaria e la Turchia, prime tappe di una lunghissima tabella di marcia della durata di sette mesi, per farci raccontare questa prima fase della sua Riding For Happiness. «Programmare questo viaggio mi ha richiesto circa un anno di preparazione per capire come poter portare a termine un’avventura simile. Sa, un famoso proverbio dice che un viaggio si vive tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi. Il primo problema da risolvere è stato quello di poter trovare i fondi per iniziare questa esperienza: ho stimato una somma di denaro piuttosto ingente da dover coprire. I mesi prima della partenza mi hanno permesso di trovare degli sponsor che mi sostenessero tra cui Bullfrog, un barbiere in centro, il locale Baja e Garmin, che mi ha regalato un telefono satellitare che permette alle persone, ogni dieci minuti, di poter seguire i miei spostamenti. Ogni destinazione prevista nel mio percorso è variabile, soprattutto in base alle condizioni climatiche, e vi soggiorno per circa due notti. L’obiettivo è quello di poter interagire con le popolazioni locali, stabilire relazioni con loro e intervistarli, attraverso una videocamera, per conoscere a fondo la loro qualità di vita. In tutta Europa soggiornerò negli ostelli, tradizionale punto di aggregazione per chi, come me, ha voglia di conoscere il posto e nuove persone, nonché un valido espediente per abbattere i costi. Poi, dove possibile, approfitterò della mia tenda e, perché no, magari per sfruttarla in un campo di un contadino kazako e adagiarmi lì. Viaggiare su due ruote mi permette di essere maggiormente esposto a tutto il contesto, dai suoni agli odori che mi circondano. Lo spettacolo che mi ha regalato più emozioni sino ad oggi è stato lo scenario che mi si è parato davanti appena entrato in Bosnia, dai buchi sui mari lasciati dagli spari di quella guerra ancora così viva negli occhi di tanti, alle infrastrutture abbandonate delle Olimpiadi invernali dell’84 a Sarajevo, come la pista dei bob ricoperta di graffiti. Ma la strada da fare è ancora lunga». E Be Different la racconterà tappa per tappa.

 

 

Potete seguire il viaggio di Carlo su www.ridingforhappiness.com o direttamente sui profili

Instagram, Facebook e YouTube (@riding_fot_happiness).

#OneRoadOneWorld

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